La sindaca di Roma Virginia Raggi ha richiesto agli uffici competenti la rimozione dei manifesti omofobi parte della campagna nazionale della onlus Provita e di Generazione famiglia. Il Comune ha sottolineato che il messaggio e l’immagine veicolati dai cartelloni – mai autorizzati da Roma Capitale e dal Dipartimento di competenza – violano le prescrizioni previste al comma 2 dell’art. 12 bis del Regolamento in materia di Pubbliche affissioni che vieta espressamente esposizioni pubblicitarie dal contenuto lesivo del rispetto di diritti e libertà individuali.

I manifesti raffigurano due uomini, individuati come genitore 1 e genitore 2, che spingono un carrello con dentro un bambino disperato col codice a barre sul petto. Le associazioni promotrici hanno risposto parlando di “obbedienza agli ordini della Cirinnà via twitter – che ti ha dettato di richiamare il codice etico di #RomaCapitale – e alle lobby Lgbt“.

“Caro sindaco, ti diciamo noi chi è il vero offeso del manifesto – attacca Antonio Brandi presidente di Pro Vita – E’ il bambino, messo in vendita per coppie gay e destinato ad essere strappato dalla madre che lo ha partorito”. Per Jacopo Coghe, presidente di Generazione Famiglia “i bambini non sono prodotti. Roma sprofonda nel degrado e le priorità del Sindaco sono le trascrizioni illegali all’anagrafe dei ‘figli di coppie dello stesso sessò e la rimozione coatta di manifesti che stigmatizzano una pratica, quella dell’utero in affitto, illegale in Italia. E’ totalitarismo Lgbt”.

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