È una mattina amara, non solo per la Csu, ma per l’intera Grosse Koalition. I risultati delle elezioni bavaresi sanciscono la fine della maggioranza assoluta dei cristianosociali nel loro Land: il 37,2% significa meno dieci punti rispetto a cinque anni fa. Una valanga di elettori persi che potrebbe trascinare con sé il leader del partito e ministro dell’Interno, Horst Seehofer. Ma in Baviera hanno perso brutalmente due dei tre partner di governo e i grafici che questa mattina popolano le prime pagine dei giornali tedeschi mostrano inesorabilmente come i partiti tradizionali, dal centrodestra al centrosinistra, abbiano consumato le loro fondamenta. Molti elettori li hanno abbandonati, scegliendo come nuova risposta alle loro necessità l’ultradestra o i Verdi. Un terremoto politico che dovrà portare a delle “conseguenze”: così il segretario generale della Spd, Lars Klingbeil, ha commentato il “chiaro segnale” che arriva dalle urne bavaresi. In gioco c’è la stabilità del governo Angela Merkel: fra due settimane si vota in Assia, dove potrebbe essere deciso il futuro della cancelliera. 

Klingbeil, intervistato dalla tv Ard, ha parlato di un governo che allontana la gente. “Dobbiamo ammettere – ha detto – che la situazione è difficile e per questo adesso dobbiamo avere un nuovo stile di governo nella Grosse Koalition“. Per i socialdemocratici infatti è arrivato il peggior esito della storia dalle urne di Monaco: fermati al 9,7% con il 10,9% di voti in meno rispetto al 2013. Tanto che insieme Csu e Spd arrivano a malapena sopra la soglia minima, ma non sufficiente, per governare. Se a destra l’Alternative für Deutschland è passata dal nulla al 10,2%, da sinistra arrivano i veri vincitori del voto in Baviera. I Verdi, da partito ecologista di minoranza, hanno completato la loro trasformazione in partito popolare, capace di rispondere alle mancanze dei socialdemocratici in tema di immigrazione, Europa e austerità, ma anche di convincere l’elettorato conservatore ma moderato che un tempo votava a occhi chiusi per la Csu. Così è arrivato un 17,5% che trasforma i Grünen nella seconda forza in Parlamento, in un Land dove storicamente avevano sempre fatto fatica.

Complessivamente Afd e Verdi hanno guadagnato il 19% dei consensi, mentre Csu e Spd insieme hanno perso circa il 20% degli elettori. È la prova più eloquente della perdita di fiducia dei tedeschi verso la Grosse Koalition, dove ora regna l’incertezza. Le tre parti sono in caduta libera dalla prima crisi governativa dell’inizio dell’estate. La Csu con il suo corso anti-Merkel in materia di rifugiati ha dato la prima spallata, ma anche Spd e Cdu sono causa dei loro crolli. La cancelliera non parla più da leader di Germania e i socialdemocratici ancora non hanno risolto il loro conflitto interno dopo la decisione di tornare al governo. Inoltre, tutti e tre i leader di partito stanno perdendo credibilità e consenso.

Il primo a saltare però potrebbe essere proprio Seehofer. Per il ministro dell’Interno la mattinata post 14 ottobre è ancora più amara: già in molti nel partito, sottotraccia, chiedono un passo indietro. La sconfitta però non è stata così pesante da imporre le dimissioni immediate: la Csu avrà comunque la possibilità di confermare il primo ministro Markus Söder sulla poltrona del governo di Monaco grazie a un’alleanza con la civica dei Freie Wähler che garantirà 112 seggi su 205. “Non affronto neppure oggi alcuna discussione su di me“, ha detto Seehofer prima della seduta del presidio del partito a Monaco, dove si discuteranno gli esiti delle elezioni. Ma il ministro più controverso del quarto governo Merkel, dopo aver promesso già un anno fa di essere in grado di risollevare il partito, dovrà ora convincere i cristianosociali di essere ancora lui l’uomo giusto su cui puntare.

Le elezioni in Lussemburgo – Il centrodestra ha fallito la sua rincorsa al potere anche in Lussemburgo, dove i cristianodemocratici (Csv) dell’ex premier e ora presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker sono crollati fino al 28%, peggior risultato di sempre. Anche in questo caso il partito che candida Claude Wiesler si aggiudica comunque la maggior parte delle circoscrizioni, ma di certo servirà una coalizione per formare il governo. Difficile che si possa ripetere l’esperienza del governo blu-rosso-verde, guidato dal premier uscente Xavier Bettel, ricandidato alla guida dei liberali di Dp che però perde consensi. A complicare la situazione sono anche i numeri al rialzo per i piccoli partiti. Crescono, anche se non in modo determinante, l’Adr, storica formazione populista, come i Piraten e la Sinistra.

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