Posti di lavoro che si perderanno. Scuole che si chiuderanno. Case di emigrati italiani che erano state riaperte e che, adesso, torneranno a essere abbondonate. Creditori del comune che non vedranno un centesimo e, per questo, rischieranno di chiudere le attività commerciali. Un paese rinato grazie ai migranti da domani tornerà ad essere uno dei tanti paesi “fantasma”, abitato da anziani perché incapace di dare un futuro ai giovani.

Quello che il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, definisce un “tiro incrociato” contro il modello di accoglienza da lui creato non riguarda solo i migranti arrivati in Italia che nel piccolo comune della Locride sono riusciti a integrarsi perfettamente. Le 21 pagine, con le quali il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno ha disposto il trasferimento degli ospiti dallo Sprar di Riace, in realtà colpiranno “l’economia di un paese” e cancelleranno con un tratto di penna uno dei pochissimi esempi virtuosi di come un’emergenza umanitaria sia stata, negli anni, la salvezza per centinaia e centinaia di migranti (che lì hanno trovato una casa e un luogo accogliente) e allo stesso tempo l’occasione di rilancio economico di uno di una cittadina destinata altrimenti a scomparire. A sostenerlo è il vicepresidente dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione Gianfranco Schiavone che, insieme al presidente dell’Asgi, l’avvocato Lorenzo Trucco, aveva scritto le controdeduzioni alla revoca dei finanziamenti Sprar confermata nei giorni scorsi dal ministero di Matteo Salvini.

“Il provvedimento è abnorme – dice Schiavone – Leggendolo pare che il progetto non abbia erogato il servizio di assistenza ai migranti. Questo non è vero perché i servizi li ha erogati. È stato semplicemente un progetto che ha avuto delle mancanze amministrative formali che non giustificano un’applicazione di penalità sproporzionata. Non c’è proporzionalità tra la sanzione che viene data, la revoca del progetto e le irregolarità riscontrate. È come se a chi paga la bolletta in ritardo di qualche giorno, gli si stacca la luce per sempre. È chiaro non c’è il principio di proporzionalità della sanzione”.

Ma per il vicepresidente dell’Asgi, in realtà dietro questa situazione c’è “l’evidenza politica di dover a tutti i costi dipingere Riace come il luogo peggiore dell’accoglienza in Italia. Personalmente credo che ci sia uno sfondo politico a questo provvedimento del ministero dell’Interno. Siccome è una storia che si trascina da molto tempo, anche prima di quest’esecutivo, credo ci sia anche tanta piccolezza della burocrazia che guarda con grande dedizione alle procedure e molto poco alla sostanza. È una storia che indica pure come parte del sistema di protezione italiano, nel corso del tempo, sta perdendo le qualità per le quali è nato, cioè dare un futuro alle persone”.

E adesso che succede? A questo punto il discorso del ricollocamento dei migranti è solo una conseguenza alla revoca del progetto e dei finanziamenti che, comunque, può essere impugnata dal comune. Ieri Lucano ha anticipato che si rivolgerà al Tar chiedendo in tempi brevi una sospensiva. “Le persone non sono oggetti da spostare. – continua Schiavone – Ognuno di questi ha un percorso. Bisogna vedere quali sono i percorsi di integrazione sociale. Spetterà al personale dello Sprar valutare se, nell’interesse delle persone, concludere il percorso o essere trasferiti. Certo il tono della lettera è salviniano: ‘Chiudo, impedisco, faccio, trasferisco’. Si percepisce un’enfasi sul potere di fare, sciogliere, disporre, eliminare. Ma qui abbiamo a che fare con decine e decine di persone che perderebbero il posto di lavoro, con case che verrebbero chiuse, con commercianti che non vedranno un centesimo dei soldi che hanno anticipato. C’è un’enormità di conseguenze che colpiscono persone ingiustamente.  È un discorso che riguarda l’economia locale di un paese che era distrutto, dove non c’era niente e con profonde infiltrazioni della criminalità organizzata. Era un paese senza un futuro e a adesso è un paese dove le strade sono state rimesse a posto, le case sono state ristrutturate, ci sono delle attività economiche e artigianali, dove esistono degli eventi culturali internazionali”.  Il modello Riace, in effetti, ha portato alla creazione di nuovi posti di lavoro, mentre le scuole elementari hanno riaperto grazie alle classi composte dai figli dei richiedenti asilo: in alternativa i bambini italiani, essendo troppo pochi, sarebbero stati trasferiti negli istituti scolastici di Caulonia, a dieci chilometri da casa.

Nel frattempo, nel day after della notizia dello stop del VIminale, i migranti che vivono a Riace sono preoccupati. Un gruppo di giovani è andato a trovare il sindaco nella sua casa, dove dal 2 ottobre è ristretto ai domiciliari. “Non vogliamo andare via da Riace. Qui c’é la nostra nuova vita”, hanno detto i migranti a Lucano. Sul fronte politico, invece, il ministro Matteo Salvini è tornato a commentare la vicenda sui social network: “Ma quelli del Pd che parlano di ‘deportazioni‘ (roba da matti!) sanno che l’indagine sulle gravi irregolarità di Riace, e del suo arrestato sindaco, erano state avviate da Minniti, mio predecessore al Viminale e oggi possibile segretario del loro partito? Lo dice anche ‘La Repubblicà, noto giornale di simpatie leghiste”, scrive il titolare del Viminale. E in effetti le indagini della commissione ministeriale su Riace risalgono ai mesi precedenti rispetto all’avvento di Salvini.

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