Il lungo Oktoberfest è terminato e a Monaco di Baviera si è ripreso a parlare di politica. Tolti i Lederhosen e scolati fiumi di birra, i partiti tradizionali hanno realizzato quali sono i reali risultati che potranno raggiungere alle elezioni bavaresi di domenica. Una cosa appare più sicura: la Csu, compagine bavarese di Cdu, si avvia verso una sconfitta storica con un calo dei consensi intorno al 15 per cento. Il partito che ha dominato il panorama politico della cattolicissima Baviera dal 1950, con due sole eccezioni, si avvia verso la perdita della maggioranza assoluta con un effetto a catena che certamente si ripercuoterà su Berlino e su tutta l’Unione Europea. Sembra quasi che il futuro del governo federale sia appeso alle elezioni di domenica e a quelle prossime dell’Assia, il piccolo Land di Francoforte, dove dal 1999 domina Cdu.

E’ proprio nel parco di Theresienewiese, dove prende luogo il famoso festival della birra, che si ottiene un piccolo panorama di quello che è l’umore degli elettori bavaresi. Nonostante i politici non esitino a farsi vedere con grandi calici sulla mano destra e altrettanto grandi pretzel sulla sinistra, in versione politico tra la gente, la popolazione è piuttosto reticente a parlare di politica e, per ottenere qualche informazione, bisogna insistere più del solito. C’è una coppia che sta insieme da 50 anni, Krista e Fred Schessel, si definiscono “veri bavaresi”, lui un baffo definito, lei un tipico vestito tirolese. Tra una birra e l’altra tradiscono la loro prossima decisione politica. “Noi non siamo contrari all’accoglienza, ma bisogna che queste persone vengano qui per integrarsi e non sfruttino solamente il nostro ricco welfare”. Suona come trito e ritrito, ma l’umore generale sembra essere questo. Lo conferma Kai Feldmann, che vede nell’immigrazione uno dei problemi più complessi da affrontare in Germania e anche la vera “spada di Damocle del governo Merkel”.

Del resto il Land della Baviera è il secondo per numero di richieste di asilo politico dietro alla Nord Reno Westfalia e il suo governo è anche molto duro sul tema, sia a Monaco che a Berlino. Horst Seehofer, il presidente del partito cristiano sociale e ministro degli Interni, è entrato spesso in conflitto con Angela Merkel, vuoi per preparare le elezioni bavaresi, vuoi per non scoprire il fianco all’AfD, che nei sondaggi ottiene buoni risultati.

Proprio AfD, che per la prima volta si candida alle elezioni del Land, è dato tra il 10 e il 14 per cento dei consensi e a Rosenheim in uno degli ultimi comizi elettorali la folla si è infuocata alla presenza di Alice Weidel, che guida il partito insieme a Alexander Gauland. Ad arringare la folla dal palco c’era anche Petr Bystron, delegatoa Berlino in rappresentanza della Baviera, nonché responsabile della politica estera del partito. Il suo biglietto da visita tradisce subito lo scopo del partito, Wir rocken Deutschland, o meglio “Facciamo ballare il rock alla Germania”. Più che un augurio quasi una minaccia, considerando che la Baviera è uno degli Stati più conservatori di tutta la repubblica federale. Lo slogan fa il paio con Wir halten was CSU verspricht, ossia “Noi manteniamo quello che la Csu promette”.

L’intento è chiaro e il messaggio si riferisce alle promesse del partito cristiano sociale sui respingimenti alla frontiera e a quelle di Horst Seehofer di istituire una polizia di frontiera del Land. Ipotizzabile, quindi, che l’emorragia di voti che Csu vivrà questa domenica sarà dovuta alla questione migratoria e andrà in gran parte a beneficio del partito populista di destra.

Del resto, la Baviera è uno stato conservatore, identitario e che vive in pieno le sue tradizioni. Sono ormai lontani i tempi delle foto alla stazione centrale di Monaco di Baviera con la folla che attendeva i migranti arrivati con il treno mostrando striscioni con la scritta “Refugees Welcome”. Proprio Bystron sostiene che il futuro del “merkelismo” non è più roseo e che la Germania si avvia verso un cambiamento politico radicale, lo stesso che a breve vivrà anche l’Unione Europea. “Ringraziamo Salvini che ha detto di no agli accordi bilaterali sul rimpatrio perché avrebbe fatto solo un regalo elettorale a Seehofer, che cercava consensi attraverso questa mossa politica” dice Bystron, che sui suoi social posta foto del ministro dell’Interno italiano affermando che c’è bisogno di più “politici sovranisti per un’Europa delle patrie” e pone come suo principale obiettivo la fine del governo Merkel.

Che i partiti tradizionali siano in crisi non è una novità in Germania. A partire dall’Spd – che negli ultimi sondaggi si attesta come quarto partito nazionale – e al calo consolidato di Cdu/Csu al quale si affianca il boom dei Verdi, non solo in Baviera ma anche a livello federale. I Grünen sono un partito che grazie al costante rinnovamento della leadership è riuscito a sottrarre voti proprio ai socialdemocratici, che stanno pagando sempre di più l’alleanza di governo con Angela Merkel. E se tempo fa sembrava che la Mutti fosse simile ad una mantide religiosa, ossia sottraesse voti ai proprio alleati, adesso tutta la coalizione di governo è in costante perdita di consensi con Cdu-Csu ai minimi storici.

In Baviera è probabile un governo di coalizione. Se nel 2008 la Csu riuscì a farlo con la collaborazione di Fdp, adesso dovrà cercare un accordo, difficile, proprio con i Verdi. Nel caso poi che questo non riuscisse si andrà a cercare il sostegno dei Freie Wähler (11 per cento), un partito piuttosto forte in Baviera, dall’impronta euroscettica, liberal-conservatrice e fortemente legato all’identità bavarese. Insomma, la seconda scelta inasprirebbe, molto probabilmente, ancora di più le politiche anti-immigrazione che Csu sta portando avanti con l’attuale governatore Markus Söder, che tra le altre cose voleva introdurre il crocefisso all’interno degli uffici pubblici per ribadire la cristianità bavarese.

Del resto i cristianosociali per fare la guerra ad Afd si sono spostati molto più a destra, inasprendo le posizioni sull’immigrazione. L’effetto è stato quello di rallentare la corsa dei populisti, che nel migliore dei casi raggiungerà il 14 per cento, ma anche quello di indebolirsi a loro volta, perdendo parte dell’elettorato cristiano più vicino alle tematiche della migrazione. Il rischio è quello che il risultato che uscirà dalle urne bavaresi andrà ad influenzare la politica di Berlino e, nei palazzi di potere, si teme già un crisi di governo.

Seehofer, sconfitto nel suo feudo, cercherà di spostare l’asticella ancora più a destra facendo storcere il naso agli alleati in cerca d’identità di Spd, oltre a mettere in dubbio il futuro di Merkel, che a dicembre puntava a ripresentarsi alla guida del proprio partito. Intanto alla Konrad Anenauer Haus si preparano già i possibili successori. Tra i più papabili Ursula Von Der Leyen, ministro della difesa, Jens Spahn, ministro della salute, o la delfina Annegrette Kramp Karrenbauer, presidente del partito. Insomma, sembra che poco più di 12 milioni di elettori tedeschi siano pronti a creare una frattura in Germania e nell’Unione Europea. A urne chiuse e a voti scrutinati a Berlino e a Bruxelles qualcuno comincerà a preoccuparsi.

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