Solo nel settore agricolo la produzione di biometano potrebbe coprire fra poco più di dieci anni il 12% dei consumi attuali di gas. I vantaggi sarebbero economici, ma anche ambientali dato che si tratta di un biocombustibile che si ottiene sia dagli scarti di biomasse di origine agricola, sia dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani derivante dalla raccolta differenziata. A confermarne le potenzialità il Consorzio italiano compostatori (Cic), il Comitato termotecnico italiano e Legambiente che, per raccontare lo stato dell’arte nel settore, ha organizzato la seconda conferenza nazionale L’era del biometano, nell’ambito della quale il Cic ha presentato alcune eccellenze italiane: dal primo impianto di biometano del Centro-Sud Italia connesso alla rete nazionale del gas naturale al primo distributore per automezzi che eroga biometano.

D’altronde il 2018 è stato un anno di svolta, per l’approvazione del tanto atteso decreto per la promozione dell’uso del biometano nel settore dei trasporti. Il prossimo passo è il definitivo via libera al nuovo pacchetto di direttive europee sull’economia circolare che pone, tra gli altri, l’obbligo della raccolta separata dell’organico a livello europeo. Ma c’è ancora tanta strada da fare nel Paese dove il gas ricopre un ruolo rilevante con il 34,6% di contributo al consumo interno lordo: 70.914 milioni di metri cubi distribuiti principalmente tra il settore residenziale (con il 40,7% dei consumi), industriale (20,4%) e quello dei trasporti (1,5%).

Un esempio di economia circolare – Il Consorzio italiano compostatori rappresenta la principale filiera italiana del recupero e riciclo del biowaste, ovvero dei rifiuti organici, dalla raccolta al trattamento fino alla produzione di fertilizzante organico (compost) e biometano. Secondo il Cic il biometano “è un vero esempio di economia circolare” proprio perché risorsa rinnovabile e naturale che si ottiene raffinando il biogas generato dalla digestione anaerobica dei rifiuti organici e che “può essere utilizzato sia per l’immissione in rete sia per l’autotrazione”. Il consorzio stima che se tutta la frazione umida dei rifiuti urbani fosse riciclata negli impianti dedicati “si potrebbe generare un quantitativo di biometano più che sufficiente ad alimentare le flotte di mezzi destinati alla raccolta di tutti i rifiuti solidi urbani prodotti”. L’intero processo, oltre alla produzione di energia verde, permette anche di avere come risultato finale un ammendante utile a ridare fertilità ai suoli impoveriti dall’agricoltura intensiva. Insomma, la strada maestra verso quell’economia circolare su cui l’Europa sta scommettendo con il pacchetto sulla Circular Economy che ha reso obbligatoria la raccolta dell’umido a partire dal 2023.

La questione dell’inquinamento – Ma c’è anche un altro aspetto. Secondo il Comitato Termotecnico Italiano il biometano è in grado di evitare l’immissione di gas serra di almeno il 75% rispetto a quelle dei combustibili fossili. Un contributo che potrebbe rivelarsi fondamentale per raggiungere l’obiettivo di contenimento del surriscaldamento del pianeta entro 1,5 gradi centigradi come recentemente auspicato dal Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici.

I numeri del biometano – Secondo l’European Biogas Association in Europa già oggi vengono prodotti 1,23 miliardi di metri cubi annui, grazie a oltre 17mila impianti a biogas per 8.728 MWe (Mega Watt elettrici) complessivi. Con un potenziale, secondo il Consorzio Gas for Climate, di oltre 120 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2050. In Italia, a fine 2017, si contavano 1.920 impianti operativi, di cui 1.460 nel settore agricolo e 460 nel settore rifiuti e fanghi di depurazione, per una potenza complessiva di 1.400 MWe, di cui poco meno di mille nel comparto agricolo. Una potenza che colloca l’Italia al quarto posto a livello mondiale dopo Germania, Cina e Stati Uniti. Stando ai dati relativi al 2016 riportati nell’ultimo rapporto Consorzio italiano compostatori 2018, oggi l’organico rappresenta il 41% di tutti i rifiuti raccolti attraverso la differenziata in Italia e la frazione umida è in costante aumento, con un +10% all’anno negli ultimi 10 anni, fino ad arrivare oggi a coprire 35 milioni di cittadini con circa 6,5 milioni di tonnellate all’anno raccolte in maniera differenziata.

Impianti quasi esclusivamente al Nord – Eppure, a fronte di tutto questo gli impianti di digestione anaerobica presenti in Italia trattano oggi circa due milioni di tonnellate di rifiuti organici e si trovano quasi esclusivamente nel nord Italia. “Occorre partire con la realizzazione di nuovi impianti di digestione anaerobica per la produzione di biometano per il trattamento della frazione organica – è il commento di Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – a partire dalle regioni del centro sud Italia che oggi ne sono carenti, nonostante l’umido rappresenti il 30-40% del totale dei rifiuti prodotti e affiancare con questa tecnologia anche gli impianti di compostaggio aerobici esistenti, per ottimizzare il processo”. Grazie a tutta la frazione organica del rifiuto solido urbano, secondo le stime di Enea, in Italia sono producibili, al 2030, da 430 milioni a 860 di metri cubi di biometano.

“Il 2018 ha segnato una svolta importante con l’approvazione del decreto per la promozione dell’uso del biometano nel settore dei trasporti e le agevolazioni per le imprese a forte consumo di gas naturale” spiega Alessandro Canovai, presidente del Cic. Lo stesso decreto ha messo nero su bianco 4,7 miliardi di euro di incentivi in bilancio dallo Stato fino al 2022 per i nuovi impianti per la produzione di biometano e biocarburi da rifiuti.

Le eccellenze – Qualcosa inizia così a muoversi. Dopo l’impianto di Montello a Bergamo, il biometano è arrivato anche al Centro-Sud con l’impianto Calabra Maceri di Rende (Cosenza), il primo inaugurato in Italia dopo il decreto legge varato a marzo. L’impianto è in grado di trasformare 40mila tonnellate annue di raccolta differenziata in 4,5 milioni di metri cubi di biometano all’anno. A Vittorio Veneto è stato invece inaugurato a settembre il primo distributore di biometano proveniente dalla trasformazione del rifiuto organico. Il biometano derivato da rifiuto organico viene utilizzato per alimentare l’intera flotta della società di raccolta di rifiuti urbani Savno, attiva su 44 comuni della provincia di Treviso. Un vero e proprio ciclo virtuoso legato ai rifiuti organici: il biometano ottenuto dalla produzione di organico del bacino potrà coprire oltre l’80% dei chilometri percorsi per la raccolta, ovvero  circa 1,1 milioni di chilometri all’anno, con un risparmio in termini di semplice acquisto di carburante di oltre 300mila euro, mentre Savno potrà risparmiare circa 10 tonnellate di Co2 all’anno per ogni mezzo rispetto a un veicolo con trazione a gasolio.

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