Per un anno ha tenuto in scacco le forze dell’ordine, costringendo i vigili del fuoco a una serie molto lunga di interventi per gli incendi nelle campagne e in aree di pregio ambientale di Santa Teresa di Gallura, mettendo a repentaglio anche residenti e turisti. Ora Francesco Occhioni, 36 anni, nato a Tempio Pausania, ma residente a Santa Teresa, è stato arrestato dal Corpo Forestale dello Stato. Nel fascicolo, aperto dalla sostituta procuratrice Ilaria Corbelli, che porta il suo nome gli vengono contestati almeno 8 dei numerosi roghi che divamparono tra il settembre 2017 e lo stesso mese di quest’anno. “Ho appiccato quegli incendi perché mi piace lavorare con voi, mi piace intervenire quando c’è da spegnere il fuoco” ha confessato Occhioni agli agenti della Forestale. Nei prossimi giorni sarà interrogato dal gip Andrea Pastori.

Quella appena conclusa è stata per Santa Teresa un’estate particolarmente intensa sul fronte degli incendi. Soprattutto tra la fine di luglio e agosto i roghi sono stati diversi e tutti piuttosto gravi. Il peggiore era scoppiato in via Romagna a fine agosto. Le fiamme avevano divorato un ettaro e mezzo di macchia mediterranea e solo l’intervento dei soccorsi aveva evitato il peggio per le abitazioni vicine. Il rogo era stato appiccato lungo il sentiero di Lu Patri, un camminamento naturalistico a pochi passi da una quindicina di case e a trecento metri dalla spiaggia di Rena Bianca.

Quando ieri si sono presentati nel negozio in cui lavora, Occhioni ha capito subito e ha ammesso subito le sue colpe. Le prove a suo carico da agosto in poi portano la Procura di Tempio ad attribuirgli con certezza almeno otto episodi. Ma a giudicare dalla compatibilità dei metodi utilizzati e da altri elementi raccolti dagli investigatori, tra il 2017 e il 2018 sarebbero almeno venti gli incendi appiccati dal 36enne. “Da piccolo volevo fare il pompiere, ma non mi hanno preso”, ha detto ancora Occhioni al momento dell’arresto. E a chi gli ha chiesto perché non si fosse iscritto a una delle tante associazioni contro gli incendi, ha risposto: “A me piace lavorare con voi”. Le immagini registrate in occasione di diversi interventi lo ritraggono mentre collabora con agenti della forestale e vigili del fuoco. E la sua auto compare sempre. È stata proprio la targa della vettura, sospettosamente presente in ogni circostanza, a portare a lui.

“È un piromane, non un incendiario”, spiega Giancarlo Muntoni, dirigente dell’ispettorato del corpo forestale di Tempio, che ha raccontato i dettagli delle indagini in un incontro con la stampa con il procuratore di Tempio, Gregorio Capasso. “Un incendiario non utilizza quasi mai tecniche di appiccamento diretto, ma ordigni che gli danno il tempo di allontanarsi. Mentre in questi casi – chiarisce Muntoni – veniva usata la diavolina“.

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