Da oltre tre anni il governo francese ha deciso di ristabilire i controlli sulla frontiera interna con l’Italia, una decisione che viola i termini previsti dal Regolamento di Schengen: “È possibile sospendere il trattato per sei mesi, in casi eccezionali, e rinnovare i controlli fino a un massimo di tre anni – spiega Emilie Pesselier, responsabile del monitoraggio delle violazioni dei diritti alla frontiera franco-italiana per conto dell’associazione francese Anafé – ma il governo francese è già andato oltre a quanto previsto dalle regole comunitarie da un anno. Nonostante le nostre denunce non è stato avviato alcun procedimento per sanzionare queste violazioni come ci si potrebbe aspettare”.

Il 30 ottobre scade l’ultimo ‘rinnovo’ della sospensione di Schengen, ma se da Bruxelles continueranno a ‘chiudere gli occhi’ sulle violazioni francesi tutto fa presupporre che i controlli andranno avanti, non giustificati dal pretesto del ‘pericolo terrorismo’ (con il quale erano iniziati), ma per una politica di gestione delle migrazioni e dei flussi interni all’Europa. La collaborazione del governo italiano a queste operazioni di respingimento da parte francese è massima, considerando che le persone respinte collettivamente alla frontiera di ponte San Luigi vengono nuovamente identificate e trasferite negli hotspot del sud Italia, operazione ideata nell’aprile 2016 dall’allora ministro dell’Interno Alfano, al fine di diminuire i numeri dei migranti bloccati a Ventimiglia.

Trasferimenti di due giorni, operati da Riviera Trasporti verso Taranto e Crotone che oltre a rappresentare un umiliazione si rivelano inutili (perché le persone trasferite hanno pieno diritto di circolazione nel nostro paese) e costosi (800 mila euro nel 2016 e nel 2017, mezzo milione previsto entro la fine del 2018). Eppure, a Ventimiglia i numeri sono in costante calo da un anno a questa parte, da quando l’ex-ministro Minniti ha raggiunto un accordo in Libia che ha creato nuove possibilità di business per trafficanti e scafisti, criminalizzato e di fatto bloccato le operazioni di salvataggio in mare operate dalla Ong.

Oggi a Ventimiglia non arrivano più di 40 persone al giorno, trovano spazio nel Campo di transito della Croce Rossa autorizzato dalla Prefettura e non si accampano in una città che, con il sindaco Ioculano, ha effettuato sgomberi, fatto chiudere il centro dedicato a donne e bambini della Caritas e alzato grate per impedire ogni sosta di migranti fuori dal circuito governativo.
Le persone in transito ora sono raramente sbarcate da poco in Italia, più spesso hanno in tasca permessi di soggiorno o fogli che documentano il loro status di protezione umanitaria, ma cercano fortuna in Francia, in alcuni casi avendone anche diritto, se non fosse che le procedure di respingimento da parte francese sono “approssimative, collettive e non rispettose dei criteri fissati dal regolamento di Dublino per l’analisi dei singoli casi” sostengono gli avvocati di Anafé.

Siamo stati un giorno alla frontiera alta di ponte San Luigi, tra Ventimiglia e Mentone, per verificare la quotidianità di queste procedure, assieme agli operatori che hanno preso parte anche ai controlli delle scorse settimane effettuate dalla commissione di valutazione Schengen, che in vista del termine del ‘rinnovo’ della sospensione della libera circolazione, ha voluto verificare la situazione, raccogliere dati e ispezionare i locali della polizia di frontiera francese e italiana. “La violazione dei diritti dei migranti alla frontiera franco-italiana, qui come sulla frontiera alta – spiegano gli operatori legali – è sistematica e l’abbiamo denunciata da tempo con documentazioni e testimonianze”.

L’obiettivo è quello di fare pressione sugli organi esecutivi dell’Ue affinché vengano rispettati, da entrambe le parti, gli accordi europei sulla libertà di circolazione tra le frontiere interne.

“Si ringrazia Gnu Quartet per aver messo a disposizione i brani Idea 1 e Idea 17 come soundtrack”

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