Primo timbro del Parlamento per la Nota di aggiornamento al Def. Camera e Senato hanno approvato il rinvio del pareggio di bilancio, così come previsto dal governo con la nota di aggiornamento al Def e subito dopo la risoluzione stessa. E’ il primo test di tenuta della maggioranza parlamentare M5s-Lega. La legge di Bilancio (che andrà in consiglio dei ministri lunedì, insieme al Decreto fiscale) comincia così il suo percorso, con le dichiarazioni d’intenti dei due soci di governo che hanno votato la risoluzione che chiede di collegare al testo della manovra 18 disegni di legge.

Nel testo approvato ci sono i capisaldi del contratto, cioè riforma della Fornero, reddito di cittadinanza e flat tax per le pmi, ma non la tempistica su cui però c’è per il momento solo l’agenda fissata dal grillino Patuanelli: il progetto, ha detto, è “partire con il reddito di cittadinanza e quota 100 dopo il primo trimestre”, quindi da aprile. Tra gli elementi di novità della risoluzione M5s-Lega spunta tra l’altro la messa a punto “in tempi rapidi” di una “Banca per gli investimenti”, con il coinvolgimento di Banca d’Italia e Cassa Depositi e prestiti, anche per erogare incentivi e finanziamenti. Non solo: la maggioranza impegna il governo anche a un “graduale azzeramento a partire dal 2019 del contributo del Fondo per il pluralismo, quota del Dipartimento informazione editoria, assicurando il pluralismo dell’informazione e la libertà di espressione”. In questo caso si tratta di una cifra (non proprio decisiva, una quarantina di milioni di euro) che sarà inserita tra i tagli per 7 miliardi “promessi” dal ministro dell’Economia Giovanni Tria. A questo proposito la risoluzione prevede che proprio al Tesoro sarà attivata una cabina di regia unica per la revisione della spesa. Tra i vari punti inseriti nella risoluzione anche la riduzione del cuneo fiscale per l’assunzione dei giovani più meritevoli, il contrasto del fenomeno delle “culle vuote” anche con incentivi per l’istruzione e misure per favorire il rientro dei “cervelli“. 

Video di Alberto Sofia

Più complicato appare un’eventuale intesa sulla proposta che il viceministro dell’Economia Massimo Garavaglia (Lega) che intervenendo in Aula al Senato ha proposto che la soglia di 40mila euro per l’affidamento diretto degli appalti sia alzata a 200mila euro, come in Europa. Con il Codice degli appalti, dice Garavaglia, “ci vuole un anno e mezzo o due per sistemare il tetto di una scuola in cui piove. Ce l’ha ordinato il dottore di avere una soglia di 40mila euro quando in Europa per tanti piccoli lavori si va tranquillamente a 200mila? Con una soglia di 200mila euro puoi riparare il tetto senza attivare tutta la procedura”. Naturalmente la soglia bassa serve come misura deterrente contro la corruzione: sopra i 40mila euro, attualmente, serve una gara, sotto è sufficiente l’affidamento diretto.

Il ministro dell’Economia Giovanni Tria non era nell’Aula della Camera durante la discussione sul Def: sui banchi del governo, oltre ad una pattuglia di sottosegretari, c’era il ministro per gli Affari europei Ue Paolo Savona. Il fatto non è sfuggito al Pd, che ha sottolineato l’assenza del titolare del Tesoro, “a meno che la sua assenza non significhi qualcosa…”.

IL MECCANISMO

CameraSenato dovevano pronunciarsi in due votazioni. La prima, per la cui approvazione serviva la maggioranza assoluta, era sull’autorizzazione all’aggiornamento del piano di rientro (in pratica il rinvio del pareggio di bilancio); la seconda, con decisione a maggioranza semplice, la risoluzione di maggioranza firmata dai capigruppo di M5s e Lega.

 

Articolo Precedente

Toninelli: “Lapsus sul Brennero? Me ne frego, ne commetterò tanti altri. Lavoro 18 ore al giorno, mia moglie preoccupata”

next
Articolo Successivo

Elezioni, no a condannati in commissione e lotta al voto di scambio. La Camera approva il ddl “trasparenza”

next