C’è anche l’ex deputato regionale siciliano Raffaele Nicotra,  tra le 18 persone arrestate carabinieri di Catania. Il politico è indagato per concorso esterno alla mafia e voto di scambio per un appoggio elettorale nel 2012. Al centro dell’inchiesta ‘Aquila’ della Procura distrettuale etnea le indagini del Nucleo Investigativo e le dichiarazioni di collaboratori di giustizia che hanno ricostruito l’organigramma di due “gruppi” storici della “famiglia” di Cosa nostra di Catania: quelli di Acireale e di Aci Catena, già riconducibili al boss Sebastiano Sciuto, detto “Nuccio Coscia”, morto per cause naturali. Al vaglio degli investigatori ci sono le due le campagne elettorali per la Regione Siciliana, quelle del 2008 e del 2012: nella prima Nicotra avrebbe versato a clan 50mila euro per avere il suo appoggio.

Gli investigatori hanno ricostruito, con intercettazioni e con l’ausilio delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, il presunto scambio di denaro in cambio di raccolta di voti sul territorio che veniva fatta dalla mafia. Nicotra avrebbe avuto contatti qualificati con elementi del gruppo, primo fra tutti con Gaetano Mario Vinciguerra, già reggente del clan di Aci Catena che dal luglio 2015 collabora con la giustizia. A beneficiare dei voti sarebbe stato solamente Nicotra, ma le indagini proseguono. A lui l’ex deputato si sarebbe rivolto sia per le regionali del 2008 che per quelle del 2102. Nel primo caso la somma pagata, prima delle elezioni, per l’appoggio del clan sarebbe stata di 50mila euro “tutto compreso” e sarebbe stata versata – hanno rivelato i collaboratori di giustizia – in contanti. Nel caso delle elezioni del 2012 gli investigatori avrebbero ricostruito un costo “classico” del voto di 50 euro.

Nicotra, dal Nuovo Psi al Pd passando per Udc e Pdl
Secondo l’accusa, “attraverso l’elargizione di somme di denaro per le elezioni Regionali del 2012, avrebbe determinato esponenti del gruppo di Aci Catenà a promettere di procurare voti in occasione delle elezioni per l’Assemblea regionale Siciliana tenutasi in quegli anni, attraverso la forza di intimidazione e la conseguente condizione di assoggettamento ed omertà derivanti dall’appartenenza al gruppo mafioso”. L’ex deputato regionale è stato condotto nell’istituto penitenziario di Bicocca. Nicotra è un politico di lungo corso. Alle spalle ha ben quattro legislature, vent’anni trascorsi nelle stanze di Palazzo dei Normanni, sede del Parlamento siciliano. La sua prima volta fu nel 2001, quando conquistò lo scranno di deputato candidandosi con la lista del Nuovo Psi, ottenendo 5.820 preferenze nel suo collegio, quello di Catania. Originario di Aci Catena (Ct) e laureato all’Accademia delle Belle arti, Nicotra ha sempre mantenuto un profilo basso: pochi atti legislativi, atteggiamento sobrio in aula, sempre un passo indietro rispetto ad altri suoi colleghi. Come molti politici, ha abbracciato diversi partiti, passando dal centrodestra al centrosinistra.

Non appena entro nel Palazzo dell’Ars, Nicotra lasciò il Nuovo Psi per aderire al Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo, con cui fu rieletto nel 2006 raddoppiando le preferenze di cinque anni prima: 10.987 voti. Dentro il Palazzo si è alternato tra la commissione Verifica poteri e le Attività produttive. Con il suo pacchetto di oltre 10mila voti viene rieletto per la terza volta all’Ars nel 2008 in occasione delle elezioni anticipate, questa volta sotto il simbolo del Pdl per poi transitare tra le fila dell’Udc. Con l’Udc viene riconfermato deputato nel 2012 con la coalizione di centrosinistra, transitando poco dopo nel movimento Art.4 fondato da Lino Leanza a seguito della frattura nel gruppo dell’ex scudocrociato. È tra i parlamentari che prendono la tessera del Pd in seguito all’allargamento del partito, operazione condotta dall’ala ‘renziana’ in Sicilia, con la Leopolda sicula. Durante il governo Crocetta, Nicotra viene coinvolto nello scandalo di “Riscossione Sicilia”, accusato di avere avuto agevolazioni da alcuni funzionari della società regionale per il recupero delle imposte, ma la sua posizione, come quella di altri, sarà archiviata. Nell’elenco dei parlamentari morosi finito sulla stampa, Nicotra risultava tra i più esposti con Riscossione: 187 mila euro.

Indagini anche su estorisioni e un tentato omicidio
Un impulso alle indagini sui clan è arrivata dalla collaborazione, avviata nel luglio del 2015, da Gaetano Mario Vinciguerra, ex reggente del gruppo di Aci Catena, che ha ricostruito anche un elenco dettagliato delle imprese commerciali costrette, da anni, a pagare il “pizzo”. Scoperte estorsioni, consumate e tentate, nei confronti di otto imprenditori locali, alcune delle quali durate diversi anni, per agevolare il clan.  Fatta luce anche sul tentato omicidio di Mario Giuseppe Tornabene, considerato responsabile del ‘gruppo’di Giarre, avvenuto a Fiumefreddo di Sicilia il 28 agosto 2007. Secondo due ‘pentiti’ avrebbe “disatteso gli accordi economici intrapresi con il boss Sciuto”. E all’agguato avrebbe partecipato, secondo chi indaga, anche il figlio del capomafia, Stefano Sciuto, già detenuto ad Asti per altri reati, con complici ancora da identificare. Tornabene fu colpito ma riuscì a fuggire. Parallelamente i carabinieri della compagnia di Acireale hanno indagato su tre soggetti vicini agli stessi gruppi indagati per furto, estorsione aggravata, e in particolare nel settore delle auto rubate, attraverso il cosiddetto “cavallo di ritorno”, spacco di droga e detenzione di armi. Complessivamente i carabinieri hanno arrestato 15 persone e notificato il provvedimento cautelare del gip ad altri tre indagati, già detenuti per altra causa.

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