Il referendum è fallito, la Costituzione romena resta com’è. Nonostante l’appoggio di quasi tutte le forze politiche, la consultazione che voleva cambiare la carta fondamentale del Paese – specificando che il matrimonio è l’unione tra uomo e donna, e non “tra due sposi” come recita il testo – non ha raggiunto il quorum del 30 per cento degli aventi diritto al voto. Alle 21 di domenica, a urne chiuse, secondo l’ufficio elettorale centrale ha votato solo il 20,4 per cento. L’affluenza è arrivata appena al 5,72% sabato, nella prima giornata di votazioni, per poi salire all’11,67% alle 13 di domenica e al 15,21% alle 16.  Esultano le associazioni Lgbt, che avevano invitato al boicottaggio e temevano un rafforzamento della già forte discriminazione nella società romena.

La Coalizione per la famiglia, un’alleanza di sigle conservatrici che aveva sponsorizzato il referendum, ha accusato i partiti del “boicottaggio generale” del voto. Ciò nonostante il patriarca Daniel, capo della chiesa ortodossa romena – che conta oltre 18 milioni di fedeli – avesse esortato nel proprio sermone domenicale ad andare a votare, “prima che sia troppo tardi”.

In Romania non è riconosciuto il matrimonio né alcuna forma di unione civile tra coppie omosessuali. Ma il referendum voleva scongiurare ogni possibile apertura, mettendo nero su bianco che il matrimonio è possibile solo tra soggetti di sesso opposto. A favore del quesito – caso più unico che raro in Unione europea –  si era schierato anche il partito socialdemocratico al governo, che aveva dato il via alla consultazione a settembre con una procedura d’urgenza e ora è in posizione difficile nei confronti dell’opinione pubblica. In molti, infatti, credono che la bassa affluenza sia dovuta anche alla volontà dell’elettorato di sfiduciare la maggioranza.

Il gruppo dei socialisti e democratici a Bruxelles si era apertamente dissociato, sostenendo che il referendum fosse contrario ai valori della famiglia politica. Ora il capogruppo Udo Bullmann esprime soddisfazione: “I risultati mostrano con chiarezza che i romeni non si sono fatti raggirare da un’agenda politica orchestrata per seminare odio e discordia“, dichiara. “La maggior parte di noi socialdemocratici crede che un diritto umano non debba essere oggetto di un referendum”.

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