Approvare i nuovi piani di assetto delle aree naturali del Lazio attraverso il “silenzio-assenso”. Un’autostrada burocratica per la riorganizzazione dei parchi più importanti del territorio che potrebbe spalancare la porta a opere di edificazione al loro interno, tese alla “valorizzazione” di terreni privati. Con la nuova norma, infatti, i provvedimenti andrebbero a letteralmente a saltare la discussione democratica in Consiglio regionale, anche in presenza di “diatribe” e “controversie politiche”. Oggetto del contendere, un emendamento bilancio regionale, votato la scorsa settimana alla Pisana, approvato l’8 agosto dalla Commissione Bilancio guidata dal consigliere del Pd, Marco Vincenzi, e recepito a maggioranza dall’Assise regionale.

Il provvedimento va a modificare l’articolo 26, comma 4, della legge regionale 29/1997 sul piano di assetto delle aree naturali protette, dettando i tempi a Giunta, commissione e consiglio, che hanno rispettivamente, tre, tre e quattro mesi “decorsi i quali il piano si intende approvato”. “Trascorsi tre mesi dall’assegnazione della proposta di piano alla commissione consiliare competente – si legge nell’emendamento approvato – la proposta è iscritta all’ordine del giorno dell’Aula […] Il Consiglio regionale si esprime entro i successivi centoventi giorni, decorsi i quali il piano s’intende approvato”. Ad assegnare il progetto alla commissione consiliare è la giunta regionale, che precedentemente aveva avuto 90 giorni di tempo per raccogliere i pareri esterni e formularne uno proprio. Questi passaggi prevedono tutti il meccanismo del silenzio-assenso: in 7 mesi (commissione più consiglio) il piano potrebbe non venire mai discusso ed essere comunque approvato.

Qualche esempio concreto? Il piano di riassetto della Tenuta regionale dell’Acquafredda prevede l’edificazione su 60 ettari di proprietà dell’Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica di circa 180.000 metri cubi “a scopo socio-sanitario” per la “valorizzazione di terreni di proprietà dell’ente ecclesiastico”. Un intervento che qualcuno giudica al limite della legittimità vista l’impossibilità di edificare all’interno delle aree naturali regionali come da legge 29/1997. Eppure, ha già iniziato il proprio iter e beneficerà della nuova norma, arrivando ad approvazione con il “silenzio-assenso” qualora non dovesse mai essere calendarizzato.

Le discussioni intorno ai piani già varati in passato avevano richiesto tempi decisamente più lunghi, come i 643 giorni fra il 2013 e il 2015 per l’approvazione del piano della Riserva Naturale Valle dei Casali o i 1260 giorni per il piano della Riserva Naturale di Monte Mario (fra il 2013 e il 2016), entrambi profondamente modificati rispetto alle proposte originali in virtù del naturale processo partecipativo. “Cosa sarebbe accaduto se fosse stata vigente la nuova norma sul silenzio assenso? Quali piani sarebbero stati approvato?”, si domanda Angelo Bonelli, storico esponente dei Verdi e all’epoca padre della legge regionale 29/1997. “Il meccanismo del silenzio assenso potrebbe diventare il grimaldello giusto per spalancare le porte alla cementificazione nelle aree protette del Lazio”.

Sulla vicenda in Regione Lazio vi è una sorta di scaricabarile. IlFattoQuotidiano.it ha provato a contattare il presidente della Commissione bilancio, Vincenzi, che insieme agli altri consiglieri di centrosinistra ha approvato il provvedimento. “E’ un provvedimento del Consiglio”, ha detto velocemente, prima che la comunicazione cadesse e non rispondesse più al telefono. Anche dal gruppo Pd del consiglio regionale siamo stati rinviati alla Commissione.

Da fonti della giunta regionale viene ribadita “l’autonomia del Consiglio, formato da persone elette e che ha avuto piena facoltà di emendare il collegato di bilancio proposto”, sebbene rimanga “la possibilità di rivolgersi alle istituzioni competenti da parte di chiunque rinvenga illegittimità o atti contrari alla legge”. Basterà a limitare le eventuali speculazioni?

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