Il viceministro arriva all’Ingv quando la missione dell’ente sembra ormai una sola: evitare il commissariamento. Parte dall’alto, con il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Carlo Doglioni che derubrica a “ragioni personali” le recenti dimissioni di figure apicali dell’Istituto che hanno indotto il ministro Marco Bussetti a inviare lì il braccio destro, Lorenzo Fioramonti. Mercoledì c’è stato il sopralluogo in via di Vigna Murata, al viceministro sono state illustrate le potenzialità dell’ente e fornite le prime spiegazioni delle recenti traversie. “Vogliamo vederci chiaro”, fa sapere Fioramonti al fattoquotidiano.it , mentre al Miur sono arrivate 41 pagine di relazione dei vertici Ingv, ora al vaglio del Gabinetto del ministro.

I dipendenti, soggetti a concorsi interni e precari in testa, hanno fatto la loro parte con una tempestiva lettera di supporto all’ente che riduce a “eventuali” i problemi interni all’ente. In una assemblea del 1 ottobre scorso, ricercatori, sismologi e tecnici hanno invocato una sorta di processo all’informazione, rea di far emergere notizie che metterebbero a rischio il processo di stabilizzazione che li riguarda. A suon di criminali”, firmano poi una lettera contro la stampa – senza mai indicare una testata specifica – pubblicata sul sito dell’ente e consegnata al viceministro. I sindacati interni, legittimamente, si adoperano per salvaguardare le stabilizzazioni da eventuali scossoni, ma sorvolano sul resto.

Le tormentate vicende dell’Ingv cominciano a settembre, quando si è appreso delle dimissioni del direttore del Dipartimento Terremoti Daniela Pantosti, seguite a ruota da quelle del responsabile dell’anticorruzione, Gianluca Valensise. Il primo a vestire i panni del pompiere era stat0 il Collegio dei direttori, che in una nota ha smentito qualsiasi problema, sorvolando sul fatto che quello del Dipartimento più importante dell’ente, Daniela Pantosti, aveva lasciato appena l’incarico lamentando “mancanza di trasparenza” e di collaborazione dei vertici, come ha scritto lei stessa in una lettera inviata a 300 collaboratori.

Parole che la Pantosti, nella citata assemblea, ha invece sostanziato con altre, di peso anche maggiore: davanti a centinaia di dipendenti, l’ex direttrice ha parlato – tra l’altro – di un “vulnus enorme che stiamo vivendo nell’ente, ridotto sempre più a “ente di servizio”, anziché di ricerca. “Prendiamo impegni con il Ministero Mise, con questo e quest’altro ente e non ci sono neppure le persone pronte a giocare in questo accordo e a fare il loro lavoro di ricerca”. Una denuncia non da poco, specie per i riflessi che può avere nella gestione di alcune attività complesse e delicate come i campi petroliferi, la geotermia o gli stoccaggi del gas.

Ma già parte il processo alla stampa.Criminali”, sbotta la dirigente di sezione, parlando degli articoli del Fatto. Un’altra evoca trattamenti da purga per chi fornisce notizie dall’interno (“la malattia che ha appestato l’ente deve essere sciacquata via con potenti docce di anticorpi). E una voce rilancia: “Anche i parlamentari, eh!”. Un ex direttore di sezione teorizza come nella lettera per il viceministro sia preferibile “non menzionare le difficoltà dell’ente” per concentrare il fuoco di fila contro i giornali. “I problemi interni non vanno messi perché ce li portiamo dietro da 20 anni e neppure sappiamo quali sono le cause“, gli fa eco un delegato sindacale. E così sarà, nella lettera contro la stampa degli “scienziati”, poi sottoscritta da circa 540 dipendenti. Uno su due non ha firmato.

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