Il rapporto deficit/pil, come emerso dal vertice di governo di martedì sera, sarà alzato al 2,4% solo nel 2019. Ma nei due anni successivi si ridurrà gradualmente, consentendo un’accelerazione del calo del debito/pil e lanciando un segnale di apertura alle richieste della Commissione Ue. A confermarlo è stato mercoledì mattina il ministro dell’Economia Giovanni Tria, che intervenendo al seminario del Centro studi di Confindustria ha chiarito: “Nel 2019 ci sarà uno scostamento dagli obiettivi concordati con la Commissione europea dal precedente governo”, ma “ci sarà poi un graduale ridursi del deficit negli anni successivi”. In ogni caso, ha aggiunto, il mancato rispetto degli impegni per un anno “non mi pare che si possa delineare un governo da finanza allegra o che dia spazio per far saltare i conti pubblici. Assicuriamo dal prossimo anno una accelerazione rispetto al passato della riduzione del debito” e ci sarà “una fortissima spending review“.

Fonti Ue hanno ricordato che il parere di Bruxelles riguarderà i dati del 2018 e gli obiettivi di bilancio del 2019, ma il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici ha detto che il fatto che la “traiettoria pluriannuale” sul deficit “sia stata rivista è un buon segnale”.

Secondo Reuters, è possibile che i target di deficit per 2020 e 2021 siano alla fine fissati sotto rispettivamente a quota 2,2 e 2%, nel tentativo di dare messaggi rassicuranti agli investitori e a Bruxelles. I mercati in apertura hanno reagito positivamente. Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund tedeschi ha aperto in netto calo a 286 punti con il rendimento del titolo decennale al 3,3%. Ma a metà mattinata è tornato ad allargarsi verso i 300 punti per poi richiudersi a 283 (3,31% il rendimento). Anche Piazza Affari, che in avvio ha segnato un rialzo dell’1,4%, ha ridotto i guadagni nel pomeriggio e ha chiuso a +0,84%.  “Confido che quando i mercati conosceranno nei dettagli la nostra manovra lo spread sarà assolutamente coerente con i fondamentali della nostra economia”, ha detto il premier Giuseppe Conte a Famiglia cristiana.

La decisione di rivedere al ribasso il deficit/pil nel 2020 e 2021 era stata anticipata da Matteo Salvini, che in diretta a Mattino Cinque ha annunciato che “negli anni futuri puntiamo che deficit e debito scenderanno”. Arrivando alla Camera per il question time, il leader della Lega ha risposto ai cronisti che gli chiedevano se il 2,4% di rapporto Deficit/Pil nel 2019 fosse un dato acquisito. “Certo che è acquisito e non si discute. Quello è l’unico punto fermo”, ha risposto. Resta il taglio all’Irpef dal 2020? “Quest’anno siamo partiti dalle partite Iva, l’anno prossimo l’obiettivo è l’Irpef. Sì, certo. Confermo”.

Anche Di Maio, alla Camera, ha spiegato ai cronisti che “la cifra del 2,4% è confermata nel 2019: per quanto riguarda il 2020 e il 2021 stiamo pensando all’abbassamento del debito e la crescita del Pil con tagli massicci a sprechi”.

All’ora di pranzo era previsto un nuovo incontro dell’esecutivo sulla manovra, per definire il meccanismo per accelerare la riduzione del debito e i dettagli sul piano di tagli annunciato da Di Maio mercoledì. L’incontro è però slittato al pomeriggio. Sempre nel pomeriggio, alle ore 18, è convocata una riunione del pre-Consiglio dei ministri anche se, al momento, si esclude che il Consiglio dei ministri possa tenersi oggi.

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