Avere i conti dello Stato “solidi e in ordine” è una delle regole della Costituzione secondo le quali si devono prendere le decisioni “come quelle di questi giorni”. Ma soprattutto è una “condizione indispensabile di sicurezza sociale, soprattutto per i giovani e per il loro futuro“. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aspetta due giorni, uno dei quali passati con gli occhi sugli indici di Borsa e dei buoni del tesoro, per mandare un segnale al governo dopo l’approvazione della nota di aggiornamento al Documento economico e finanziario. Il capo dello Stato già nella serata di giovedì aveva sentito il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. E a sua volta il capo del governo aveva raccomandato ai giornalisti di “non rappresentare il Colle come un contraltare del governo”. Ma l’intervento ha l’effetto di riaccendere quelle spinte contrapposte e incrociate che sono esplose nella serata del rifiuto del presidente di firmare la nomina a ministro dell’Economia di Paolo Savona. Mattarella sceglie un’iniziativa apparentemente formale (l’incontro con i partecipanti all’iniziativa “Viaggio in bicicletta intorno ai 70 anni della Costituzione Italiana”) per esprimere un ragionamento carico di significato politico. La Costituzione, la Costituzione prima di tutto, ribadisce una volta di più. “La Costituzione italiana – la nostra Costituzione – all’articolo 97 dispone che occorre assicurare l’equilibrio di bilancio e la sostenibilità del debito pubblico. Questo per tutelare i risparmi dei nostri concittadini, le risorse per le famiglie e per le imprese, per difendere le pensioni, per rendere possibili interventi sociali concreti ed efficaci”. La Carta che “rappresenta la base e la garanzia della nostra libertà, della nostra democrazia” è anche il testo che “detta le regole della nostra convivenza e indica i criteri per i comportamenti e le decisioni importanti, come quelle da assumere in questi giorni“.

L’intervento avviene a mercati chiusi, di sabato, con un altro giorno e mezzo di attesa per capire se i mercati finanziari, la Borsa, il “termometro” dello spread tra Bund tedeschi e Btp italiani, hanno riassorbito il “nervosismo” suscitato dalla nota del Def che ha espanso il rassicurante 1,6 per cento di rapporto tra deficit e Pil al 2,4, con 27 miliardi di indebitamento da mettere in manovra.

L’intervento “anomalo” di Mattarella
Ma è anche un intervento quasi inedito per Mattarella che – evidentemente non rassicurato dal piano di investimenti annunciato oggi dal ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio – non ha mai pronunciato parole simili negli anni precedenti della sua presidenza. Il motivo è che l’Italia negli anni scorsi aveva una riduzione del rapporto deficit/Pil, per forza di cose graduale. Un percorso intrapreso nel 2014, l’anno precedente all’elezione di Mattarella, e proseguito con flessioni decimali anno dopo anno. Per quest’anno il programma sarebbe stato di avere un rapporto deficit/Pil dello 0,8 per cento ma con le clausole di salvaguardia, nel senso che per arrivarci sarebbe servito l’aumento dell’Iva. Senza l’aumento dell’Iva sarebbe stato raggiunto l’1,6, la cifra “magica” che il ministro dell’Economia Giovanni Tria, non a caso, aveva presentato ai vertici dell’Unione Europea. E invece non solo quest’anno sarà al 2,4, ma questa cifra è prevista nella Nota al Def anche per i due anni successivi. Addio riduzione, insomma.

Il richiamo all’equilibrio dei conti d’altra parte è stato spesso un punto di riferimento del Quirinale, di Mattarella come d’altra parte del suo predecessore Giorgio Napolitano. Ma il messaggio era stato sempre in positivo, come una spinta di incoraggiamento: “Nel 2017 – disse alla fine di quell’anno – l’Italia ha consolidato il suo percorso di ripresa economica, con prospettive di crescita positive, anche sul terreno dell’occupazione. Questi incoraggianti risultati hanno altresì consentito di registrare l’avvio di una inversione di tendenza nel rapporto tra debito e prodotto interno lordo che, dopo essersi stabilizzato nel corso del 2016, dovrebbe finalmente segnare, alla fine di quest’anno, una prima diminuzione, per proseguire nella stessa direzione nel corso dei prossimi anni”. Eppure quell’anno (governo Gentiloni) il rapporto deficit-Pil fu fissato al 2,2 per cento. E veniva dal 3 del 2014, 2,7 del 2015 e 2,4 del 2016, gli anni in cui a Palazzo Chigi c’era Matteo Renzi. Evidentemente in questo caso Mattarella è più preoccupato degli anni scorsi rispetto agli obiettivi che il Paese sta avvicinando a fatica. “La strada – e questo è un intervento di metà del 2017 – è quella di un sano equilibrio tra riforme e riduzione del debito, consapevoli del rapporto esistente tra risanamento e crescita“. Tanto che in passato il capo dello Stato si era anche esposto come “difensore d’ufficio” del governo quando per esempio l’Unione Europea mandò una lettera all’Italia per correggere il suo percorso con una manovra correttiva dello 0,2 per cento (un po’ meno di tre miliardi e mezzo). “E’ giusto – intervenne in quel gennaio 2017 Mattarella – che l’Ue chieda agli Stati membri di avere conti in ordine e finanze a posto, ma lo stesso rigore deve essere utilizzato anche quando gli Stati sono inadempienti sull’immigrazione e altri dossier. Lo stesso impegno ci sia per favorire la crescita e l’occupazione”. E c’è anche questo a pesare, a questo giro: che la manovra è stata fatta in modo “platealmente” di rottura rispetto al rapporto con l’Unione Europea. Negli anni scorsi, a parte qualche iniziativa a parole soprattutto di Renzi, non era mai successo.

Il pareggio di bilancio in Costituzione
Il presidente Mattarella cita l’articolo 97 della Costituzione, uno di quelli modificati quando nel 2012 l’Italia ha inserito nella Carta il pareggio di bilancio. Al primo comma recita: “Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico”. Ma c’è chi nel governo cita l’81, un altro del “gruppo” di quelli del pareggio di bilancio. Il sottosegretario alle Politiche Ue Luciano Barra Caracciolo, uomo fidato del ministro Savona, lo twitta. L’articolo dice che “lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico. Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali”. Barra Caracciolo sottolinea le “fasi avverse e favorevoli del ciclo economico” e il “ricorso all’indebitamento consentito al fine di considerare gli effetti del ciclo economico”.

Salvini: “La Costituzione impedisce un cambio di rotta coraggioso? Non mi pare”
I partiti di maggioranza replicano con registri divesi. La Lega con il suo leader, il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini che difende il primo disegno della legge di bilancio con una lunga domanda retorica: “La Costituzione – commenta il ministro dell’Interno – impedisce forse di cambiare la legge Fornero, di ridurre le tasse alle Partite Iva e alle imprese, di aumentare le pensioni di invalidità, di assumere migliaia di poliziotti, carabinieri e pompieri, di aiutare i giovani a trovare un lavoro? Non mi pare”. Il tono è tra il rassicurante e l’altero: “Stia tranquillo il presidente – continua Salvini – dopo anni di manovre economiche imposte dall’Europa che hanno fatto esplodere il debito pubblico (giunto ai suoi massimi storici) finalmente si cambia rotta e si scommette sul futuro e sulla crescita. Con equilibrio, con orgoglio e con coraggio. Prima gli Italiani, si passa dalle parole ai fatti!”. Più sfrontato il messaggio all’Ue: “E’ una manovra che investe su coloro che soldi non ne hanno: pensionati, giovanidisoccupati. Se a Bruxelles mi dicono che non lo posso fare me ne frego e lo faccio lo stesso”.

Di Maio: “Mattarella non si preoccupi, ridurremo debito”
Il Movimento Cinque Stelle risponde con la voce del capogruppo alla Camera Francesco D’Uva: “Conti in ordine sì – twitta – ma senza austerità e tagli lineari che hanno già dimostrato – non solo in Italia – di essere una ricetta fallimentare. Sarà la prima manovra espansiva dopo anni di grandi sofferenze per il nostro Paese. #ManovraDelPopolo”. In serata è intervenuto anche il vicepremier Luigi Di Maio: “Mattarella non deve preoccuparsi. Questa ‘manovra del popolo’ ha proprio la finalità di creare le condizioni per poi poter ridurre questo debito” ha detto il capo politico del Movimento, riferendosi agli “oltre 2300 miliardi di euro di debito pubblico creato proprio dagli stessi che ora hanno pure la faccia di parlare”. Per il titolare dello Sviluppo economico, “sono anni che si fanno manovre contro i cittadini a favore delle banche in deficit. Per una volta che il deficit lo si fa per dare ai più deboli, sono tutti pronti a criticare. Abbiamo oltre il 60% di consenso nel Paese – ha concluso, parlando ai detrattori – Fatevene una ragione, non governate voi e la volontà è del popolo non dei burocrati“.

Visco: “Ancora presto per valutazioni, ma ridurre il debito”
Poi le altre reazioni. Quelle degli esperti di finanza come quella del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. “Non si possono dare valutazioni adesso che sono tecniche e non politiche perchè non conosciamo ancora abbastanza – dice – non mancheremo di farlo nelle sedi istituzionali”. Il governatore ha comunque ribadito quanto di recente affermato: “L’Italia ha bisogno di favorire l’investimento pubblico e privato e di contenere e ridurre il debito pubblico. Non si può non avere una traiettoria di sua riduzione“.

E poi le reazioni politiche come quelle dell’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, oggi deputato del pd: “Questo governo non so se dura ma sta facendo danni”. “L’articolo 97 citato dal presidente Mattarella e ancor più l’articolo 81 vincolano seriamente tutta la sessione di bilancio – dice Stefano Ceccanti, deputato del Pd oltre che costituzionalista – Il ricorso all’indebitamento è consentito solo nelle fasi avverse del ciclo, e questa non lo è, e per eventi eccezionali come terremoti e sbarchi eccezionali di migranti di cui non si vede traccia. Rispetto alla moral suasion del presidente sbaglierebbe quindi il Governo a far finta di niente”. Il riferimento di Ceccanti a terremoti e sbarchi di migranti non è casuale: è per quel motivo, infatti, che i governi di Renzi chiesero all’Europa una maggiore flessibilità sui conti.

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