Doveva essere il fiore all’occhiello del porto di Cetraro, simbolo della legalità. Invece il mercato ittico è rimasto vuoto per tre anni, a un tiro di schioppo dalle barche dei pescatori, che hanno trasportato le loro cassette altrove. Quasi a testimoniare la discrepanza tra paese reale e paese legale. L’ombra di Franco Muto, boss incontrastato dell’alto Tirreno, ha reso vani i tentativi dell’amministrazione di far decollare la struttura. Detto il “Re del pesce“, il capo clan ha tenuto in mano il commercio ittico dell’intero territorio, per anni. Lo conferma la sentenza Azimuth del 2006, la prima a colpire la cosca “Muto”, che ha spinto il Comune di Cetraro a scendere in campo e prendere in mano la gestione di quel mercato.

“La sentenza recitava che c’era una responsabilità delle istituzioni – spiega il sindaco di Cetraro, Angelo Aita -.Perché non si era mai pensato di regolamentare, attraverso la costruzione di una struttura, il commercio del pesce. Aprire la struttura sarebbe una vittoria per la città”.

 Il tempo stringe, ma al momento sembra non ci siano ancora manifestazioni d’interesse. Nessuno vuole gestire il mercato ittico comunale, nonostante gli sforzi dell’amministrazione. “Il bando riguarda l’asta pubblica per l’ingrosso, ma abbiamo anche l’autorizzazione per fare la vendita al dettaglio, fuori dall’orario dell’asta – dice ancora il sindaco -. Abbiamo diminuito l’importo, che era già basso”. La scadenza è prevista per giovedì 27 settembre.

Dal 2015 l’amministrazione cerca di far decollare la struttura, ma il primo bando, nel 2016, è andato deserto e il tentativo di dare il mercato in gestione a un’associazione di pescatori è stato bloccato da un’interdittiva antimafia. E anche se di recente il clan Muto è stato colpito dall’operazione “Frontiera” della Dda di Catanzaro, perdendo gran parte del suo braccio armato, la paura di ripercussioni si sente nell’aria. “Ma quale paura? – incalza il sindaco Aita -. I pescatori adesso sono liberi di vendere tranquillamente il pesce. Il problema è economico probabilmente, perché qui l’asta del pesce non è mossa da un grande mercato. Si tratta di un’asta piccola. Per cui, non è appetibile”.

Eppure il nome di Franco Muto fa ancora tremare. Il boss, oggi al 41 bis, è stato alla testa di uno dei clan più potenti dell’alto Tirreno, per 40 anni. Legando il suo nome a una lunga serie di  omicidi irrisolti. Tra questi, quello del giovane segretario capo della Procura di Paola, Giovanni Losardo, uomo simbolo del PCI calabrese, freddato nel 1980 mentre tornava a casa. E proprio dal palco del premio internazionale “Giovanni Losardo“, che si tiene da anni a Cetraro,  si è ribadito che “il mercato ittico è aperto, e c’è un bando per l’assegnazione della struttura”.

“Se quest’ennesimo tentativo dovesse fallire – afferma il consigliere regionale Giuseppe Aieta -, proseguiremo con l’ipotesi che abbiamo messo in campo di costruire dal basso una nuova cooperativa che gestisca il mercato. La Regione Calabria sarà al fianco del sindaco. Non ci fermiamo!”.

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