La richiesta “a tutte le nazioni di isolare” l’Iran, verso il quale sono pronte nuove sanzioni. Il rifiuto del globalismo e l’avvertimento: d’ora in poi “aiuteremo solo i Paesi che ci rispettano“. Sono i punti principali del discorso pronunciato da Donald Trump dinanzi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

“Un anno fa ero qui a dirvi cosa avremmo fatto, oggi sono qui davanti a voi per parlarvi degli straordinari progressi che l’America ha fatto”, ha esordito il presidente degli Stati Uniti d’America. “In meno di due anni la mia amministrazione ha fatto enormi progressi, quasi più di qualsiasi altra amministrazione”, ha proseguito il capo della Casa Bianca e, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, dall’uditorio si sono levate risate. A quel punto Trump si è fermato: “Bene – ha detto – non mi aspettavo questa reazione, ma ok”. Nell’aula si è quindi levata una risata ancora più forte, poi Trump ha ripreso l’intervento: “L’economia cresce come mai prima, abbiamo creato milioni di posti di lavoro. Gli Stati Uniti sono più forti, sicuri e ricchi di quando ho assunto l’incarico due anni fa”.

Ben presto il discorso vira sulla politica estera. “Ringrazio Kim per il suo coraggio”, ha detto Trump riferendosi al leader nordcoreano e ringraziando anche il premier giapponese, il presidente sudcoreano e il leader cinese Xi Jinping per i progressi fatti. “Abbiamo fatto progressi con la Corea del Nord ma le sanzioni restano fino alla denuclearizzazione”, ha proseguito il tycoon, che un anno fa dal palco dell’Onu aveva definito Kim “Rocket man”, “uomo razzo”, e aveva minacciato di distruggere il suo Paese.

Ora gli Stati Uniti “sono pronti a imporre nuove sanzioni sull’Iran che deve rimanere isolato fino a che continuerà a sostenere il terrorismo e finché le sue aggressioni continueranno”. “Quello che fanno i leader iraniani è saccheggiare le risorse del Paese per diffondere caos in tutto il Medioriente e oltre” e “i cittadini iraniani sono arrabbiati e disgustati”, ha detto Trump, tornando ad attaccare l’accordo sul programma nucleare di Teheran da cui gli Usa si sono ritirati in forte polemica con l’Europa.

Se arrivando al Palazzo di Vetro di New York il capo della Casa Bianca aveva spiegato: “Non vedo l’ora di avere grandi relazioni con l’Iran, ma non accadrà ora“, in Assemblea il presidente ha lanciato un appello agli altri Stati: “Non possiamo permettere a un regime che ha minacciato gli Usa di morte e minaccia di morte Israele di avere una testata nucleare. Chiediamo a tutte le nazioni di isolare il regime dell’Iran finché continuerà con questo atteggiamento aggressivo, ma vogliamo anche mostrare sostegno ai cittadini iraniani che vogliono che il destino religioso e politico del Paese torni nelle loro mani”.

“Noi rigettiamo la dottrina del globalismo“, ha proseguito Trump tornando a denunciare gli squilibri sul fronte dei rapporti commerciali degli Usa con gli altri Paesi, quelli che hanno innescato l’ondata di dazi alla base della politica protezionista della Casa Bianca. Un riferimento diretto ai Paesi dell’Opec, affinché smettano di far salire i prezzi del petrolio: “Difendiamo molte di queste nazioni per niente e ne approfittano per imporci prezzi più alti del petrolio – ha proseguito – Non va bene. Vogliamo che smettano di far salire i prezzi e che comincino a farli abbassare”, ha detto Trump. D’ora in poi “aiuteremo solo i Paesi che ci rispettano“, ha detto Trump, sottolineando come “la libertà sopravvive solo in Paesi dove regna la sovranità e l’indipendenza”. “L’America sceglierà sempre l’indipendenza e la cooperazione piuttosto che controllo e dominazione” e per questo “vi chiediamo di rispettare la nostra sovranità”.

La replica dell’Iran arriva in serata quando davanti all’Assemblea prende la parola Hassan Rohani. “Alcuni Paesi non rispettano le istituzioni internazionali e ne minano l’esistenza“, ha detto il presidente iraniano, puntando il dito contro “l’attuale amministrazione degli Stati Uniti”. Rohani torna quindi a denunciare il ritiro Usa dall’accordo sul nucleare iraniano, definendola “una violazione delle leggi internazionali”.

La replica arriva da Emmanuel Macron: “La comunità internazionale che abbiamo creato si basa sul rispetto della parola data. Ma oggi viviamo un momento di crisi profonda dell’ordine internazionale liberale”, ha detto il presidente francese aprendo il suo discorso. “C’è la tentazione della legge del più forte, dell’unilateralismo che porta inevitabilmente al conflitto, al tutti contro tutti”, ha aggiunto il capo dell’Eliseo. In questo contesto “non serve alimentare le tensioni con Paesi come l’Iran, come è stato con il ritiro degli Usa dall’accordo del 2015″.

Macron è tornato a parlare anche della situazione in Libia, ribadendo che la Francia è a favore dell’organizzazione subito di elezioni: “Solo questo può accelerare la strada verso una soluzione duratura. Lo status quo fa guadagnare terreno solo ai trafficanti e ai terroristi”, ha aggiunto il presidente francese, per il quale “la Ue deve essere unita su questo obiettivo”. Una posizione diametralmente opposta a quella dell’Italia: secondo Roma il voto è prematuro in una situazione di caos come quella in cui versa il Paese nordafricano.

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