A dettare la linea è stato il governatore Luca Zaia, perentorio: “Vogliamo difendere i nostri confini a tutti i costi sulla base dell’accordo del 1768 tra la Repubblica Veneta e il Vescovado di Bressanone”. E ai leghisti trentini che rivendicano a loro volta la titolarità della vetta, ha replicato: “E’ naturale che ciascuno possa dire la sua sulla Marmolada, ma la storia è già scritta”.

Almeno non potranno dire di non essersi rinfrescati le idee i consiglieri regionali del Veneto che sono saliti fino al Museo della Grande Guerra, ai 2.950 metri di Punta Serauta, sulla Marmolada. La seduta consiliare (degna del Guinness dei Primati per la quota raggiunta) era stata convocata per protestare contro l’assegnazione della storica vetta al Trentino e per chiedere che sia data attuazione al patto firmato nel 2002 dall’allora governatore Giancarlo Galan di Forza Italia e dal suo collega trentino Lorenzo Dellai. In quella occasione al Veneto venne riconosciuta una fetta di rocce e neve, tra cui il punto più alto della montagna da sempre contesa dalle due regioni. Ma la scorsa primavera l’Agenzia delle Entrate di Roma ha deciso di dar corso a innumerevoli decisioni della magistratura amministrativa, e di assegnare la vetta al Trentino. Apriti cielo. Insurrezione a Venezia, nuovo ricorso al Tar e chiamata in pompa magna del consiglio in alta quota.

A chiedere la seduta in comune di Rocca Pietore (Belluno) è stata una parte del consiglio regionale per discutere la mozione numero 397 dal titolo “Gruppo della Marmolada: si dia seguito al protocollo d’Intesa sottoscritto il 13 maggio 2002”. Ci sono tanti modi per partecipare o non partecipare a questo evento che le minoranze hanno definito una passerella propagandistica. Presenti i gruppi consiliari di Lega Nord – Liga Veneta, Forza Italia, Fratelli d’Italia e gruppetti autonomisti. Su posizioni di dissenso, ma presenti, i consiglieri del Movimento 5 Stelle. Piero Ruzzante (Liberi e Uguali) non ha partecipato, ma alla partenza della funivia ha tenuto una conferenza stampa: “Che contraddizione. In Trentino la Lega festeggia, di qua organizza la protesta: che facciano decidere il ministro dell’interno Matteo Salvini”. Assente il gruppo Pd: “E’ una passerella, non cambierà nulla per chi vive ogni giorno i problemi della montagna”.

Patrizia Bartelle, dei Cinque stelle, ha dichiarato: “Temperatura sotto zero, giacca a vento e scarponcini, vin brûlé a volontà. Luca Zaia ha portato tutto il consiglio regionale in gita sulla Marmolada”. Replica piccata di Roberto Ciambetti: “Il consiglio quassù è una cosa seria, non è assolutamente una gita e chi fa dell’ironia gratuita insulta le istituzioni”.

La mozione è stata approvata con 32 voti favorevoli su 35. Il Gruppo M5S non ha partecipato alla votazione con appello nominale. Il relatore Franco Gidoni: “Il parere dell’Agenzia del Territorio – contro cui è stato fatto ricorso al Tar – si configura come un atto unilaterale che non considera la volontà manifestata dagli organi politici nel 2002”. E ha attaccato l’assenza del Pd. In dissenso Manuel Brusco (M5S): “Abbiamo deciso di partecipare a un consiglio per noi, comunque, importante. Ma non è con una mozione così scritta che si difende un territorio, serve un piano programmatico, non solo per la montagna, ma anche per altri territori che stanno affrontando disagi, come il Polesine”.

Luca Zaia ha commentato:“Oggi celebriamo la storia di un Paese che è andato in rovina, perché ci troviamo a discutere di un problema che si trascina stancamente da ben 45 anni, dal 1973, quando i confini ‘storici’ del 1778 furono messi in discussione da Canazei. Tutti questi anni di ricorsi e contro ricorsi sono il simbolo di un Paese che non funziona”. E pensando al presente: “La Marmolada ha iniziato ad attrarre interesse quando è diventata meta turistica, finché era solo un ghiacciaio non faceva gola a nessuno. Non siamo guerra fondai, confido nella riapertura di un dialogo con la Provincia Autonoma di Trento”. Sulla stessa linea Roberto Ciambetti. “La montagna è sempre stata luogo di incontro e di collaborazione tra le genti, da una vallata all’altra, non certo di scontro. Vogliamo ripristinare questo dialogo, ma anche riaffermare con forza che i confini, noi, li vogliamo difendere, senza se e senza ma”.

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