Sarà anche una scelta politica che trova d’accordo Comune, Regione e governo, come recentemente sottolineato a ilfattoquotidiano.it dal governatore della Liguria, Giovanni Toti. Tuttavia Fincantieri al momento non può ricostruire il ponte Morandi. L’ingombrante società controllata dalla Cassa Depositi e prestiti, a sua volta guidata dall’ex direttore finanziario del gruppo pubblico della cantieristica navale (e datrice di lavoro della figlia del presidente di FIncantieri), non ha le attestazioni Soa, strumento previsto dal codice appalti per certificare la capacità di realizzare opere pubbliche (nelle diverse tipologie e importi). E non le ha neppure Italferr, altra società pubblico-privata (il gruppo è quello delle Ferrovie dello Stato), che il governo vorrebbe utilizzare per la ricostruzione del viadotto genovese.

A riferire la notizia è stato Edilizia e Territori, il quotidiano digitale del Gruppo Sole 24 Ore. Che spiega come Fincantieri Infrastructure, la società del gruppo navale nata nel 2017, sia specializzata in carpenteria metallica, cioè produce e installa grandi strutture metalliche per capannoni e ponti ma non realizza infrastrutture come capogruppo. Italferr, invece, è un colosso della progettazione delle opere (numero uno in Italia per fatturato), ma non fa lavori. La controllata Infrastructure e la stessa controllante Fincantieri possiedono al momento solo le attestazioni Soa per le categorie OG7 (opere marittime e dragaggio), OG11 (impianti tecnologici) e OS18-A (componenti strutturali in acciaio), e non la OG3, necessaria per realizzare strade, autostrade, ponti e viadotti.

Resta da capire quale scappatoia troverà ora la politica che, davanti alle obiezioni sull’assegnazione diretta dell’appalto a Fincantieri ha finora fatto orecchie da mercante in nome della genovesità e dello status di gruppo pubblico della società designata. Passando sopra all’inesperienza e alle norme comunitarie sulla concorrenza.

Intanto la sezione genovese di Italia Nostra in una nota sollecita la rimozione immediata di quanto resta del ponte “sia per l’incolumità dei cittadini (rischio di crolli ed aumento degli incidenti legati alla caotica circolazione stradale, cui in parte contribuisce anche la mancata eliminazione del vecchio ponte), sia per ridare alla Città le linee ferroviarie e le tre strade lungo la Val Polcevera, fra le quali un’arteria fondamentale quale era via Walter Fillak, sia per evitare il degrado di un intero quartiere e consentire la ripresa delle attività commerciali e artigianali, che dalla possibilità di circolazione in quella zona fortemente dipendono”.

Secondo l’associazione, “questa operazione si può fare in tempi brevissimi, senza attendere ulteriormente – a danno dei Genovesi – decreti legge dall’incerto e mutevole contenuto o la fine del balletto politico sul nome del Commissario alla ricostruzione: il Sindaco di Genova può avvalersi dei suoi poteri di Ufficiale di governo, adottando un’ordinanza “contigibile e urgente” in tal senso. Non è infatti dubitabile che ne sussistano tutti i presupposti di legge”. Per fare ciò, secondo Italia Nostra “non occorre, quindi, aspettare le annunciate disposizioni speciali per Genova: le norme per provvedere a tali indilazionabili incombenze esistono già”.

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