Il 18 settembre 1938, esattamente ottant’anni fa, Benito Mussolini annunciò durante un comizio in piazza a Trieste le famigerate leggi razziali che avrebbe discriminato e perseguitato i cittadini di razza ebraica. Ma le celebrazioni dell’anniversario conoscono una vigilia turbolenta, polemica, divisiva. Il Comune non ha gradito il manifesto con una foto d’epoca di tre ragazze in grembiule scolastico e i libri sotto braccio, a cui è sovrapposta in trasparenza la riproduzione della prima pagina del quotidiano “Il Piccolo” che titola: “Completa eliminazione dalla scuola fascista degli insegnanti e degli alunni ebrei”. Avrebbe dovuto essere il manifesto di una mostra dedicata al “Razzismo in cattedra” che è stata preparata dagli allievi del liceo Petrarca. Ma il sindaco Roberto Dipiazza (“Dico io, dobbiamo ancora sollevare quelle cose?”) non ha gradito quel riferimento preciso ed esplicito a una delle leggi più inique del fascismo.

“Il 31 agosto, la referente del progetto è stata convocata dall’assessore alla Cultura, Giorgio Rossi, e nel corso dell’incontro, le è stato chiesto di modificare il manifesto dell’iniziativa”, racconta la dirigente del liceo, Cesira Militello, sconcertata. “A quel punto ho scritto chiedendo dettagli sulle modifiche richieste. Ma non ho più ricevuto risposta, come non ho ricevuto conferma della disponibilità alla coorganizzazione e per questo, a ridosso dell’inaugurazione, abbiamo inviato comunicazione di rinuncia alla sala”.

Il fatto è emerso alcuni giorni fa e ne è nato un putiferio. L’assessore Rossi ha confermato: “Chi conosce il mio vissuto sa che sono una persona liberale, ma di fronte alla locandina, in accordo con il sindaco, ho scelto di muovermi con prudenza e ho chiamato una referente del liceo chiedendo una proposta alternativa al volantino in questione, che però non è stata fornita”. Perché? “Il Comune non ha negato alcuna sala o vietato alcun manifesto, ma espresso la preoccupazione che determinati toni ed immagini, in questo preciso complesso momento storico, potessero essere utilizzati da estremisti per infiammare un nuovo scontro sul tema nella nostra città, che è stata straziata e sfregiata dalla promulgazione delle leggi razziali”. Il sindaco Dipiazza, famoso per avere fatto il saluto romano durante una trasmissione televisiva, poi è sembrato cambiare rotta. Ma siccome dal Comune non è venuta nessuna comunicazione ufficiale, la mostra non si è aperta.

Il progetto “Razzismo in cattedra” è organizzato dal liceo assieme al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste, al Museo della Comunità ebraica e all’Archivio di Stato. Contrarietà è stata espressa anche dalla direttrice del Dipartimento di Studi Umanistici, Elisabetta Vezzosi, che conferma: “Ci teniamo particolarmente a questo progetto e alla collaborazione con il Petrarca, vediamo nei giorni futuri, rispetto alla posizione ufficiale del Comune e del sindaco, se la mostra si terrà effettivamente nelle sale comunali”.

L’inaugurazione avrebbe dovuto avvenire il 12 settembre. Una delibera di giunta approvata a marzo aveva concesso le sale espositive e approvato il calendario dell’attività nella Sala Veruda, riservando gli spazi fino al 24 settembre. Gli studenti si dicono “choccati dalla censura del manifesto: si comportano come nel periodo che abbiamo studiato”. A Trieste la tensione è alta. Anche perché a fine agosto Forza Nuova ha organizzato ronde contro i migranti e CasaPound ha annunciato per il 3 novembre una manifestazione nazionale nel capoluogo, alla vigilia della ricorrenza dei cent’anni del 4 novembre 1918, fine della Prima Guerra mondiale.

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