di Omar Massaro 

La misura è colma. Chissà quante altre prove ci occorreranno per capire che affidare a emeriti Niente degli incarichi politici è il modo migliore per frantumare un Paese, la sua popolazione e la democrazia. Non sono bastati venti anni di Berlusconi? Non sono stati sufficienti i suoi successori? Cosa altro ci occorre? Una guerra civile? Poveri contro poverissimi che si scannano perché incapaci di comprendere la cosa più elementare, e cioè che la Politica e il bene comune non si possono delegare al primo imbecille che aspira a farsi Padreterno. Quanti disastri dobbiamo subire prima di aprire gli occhi e comprendere che in una democrazia l’unico imperio accettato e legittimo è quello del diritto?

Che cosa mai ci serve per imparare che noi e chi ci rappresenta possiamo e dobbiamo agire unicamente nel rispetto delle norme dell’Ordinamento? L’unica sovranità è la nostra ed essa è limitata dal dettato normativo, per cui qualsiasi potere è vincolato e sottoposto ai principii costituzionali, senza eccezione alcuna. Nessuno può invocare dispense terrene o divine di sorta a questo imperativo. Non esiste legittimazione popolare, o trascendente che sia, che possa costituire deroga a questo assoluto. Nessuno può appellarsi ad alcunché, popolo o altra simbolica entità, per violare la legge. Se a credere che ciò sia possibile è un cittadino a cui è stato assegnato il ruolo di mero esecutore amministrativo, ciò dimostra che valore ha oggi la nostra democrazia per noi e quanto valgono eticamente coloro a cui affidiamo le nostre sorti. Nemmeno un plebiscito consentirebbe di ottenere un potere sovra legale. Simili affermazioni pronunciate da uno sbruffone con incarico ministeriale, che per una serie di fortuite e opportunistiche circostanze si è ritrovato erroneamente a capo di un dicastero, sono la prova di quanto profonda, irrisolta e grave sia la nostra crisi sociale.

Non si tratta più di mera propaganda, di campagna elettorale perpetua, di sparate malandrine, di presunte tattiche bislacche e fallimentari. Qui si palesa una incapacità di intendere, non solo istituzionale, proprio personale. Invocare costantemente quella manciata di voti racimolati, spacciandola per sostegno indefesso del popolo tutto, millantando così una presunta superiorità nei confronti della legge è un gesto da nosocomio. Se questo individuo è a capo dell’Ordine Pubblico, e di fatto dello stesso attuale governo, obbrobrio credo imbattibile per mostruosità, la responsabilità non è certo a lui imputabile. Non è l’unico che dovrebbe pagare pegno per la propria incapacità istituzionale, incompetenza politica e grettezza morale. Siamo responsabili dello scempio che Salvini incarna: così come ciascuno dei suoi colleghi di governo. Dove erano quando Salvini tiranneggiava?

Perché il Parlamento non ha immediatamente sfiduciato questo personaggio? Perché non obbligate alle dimissioni questo Salvini, se possedete un briciolo di dignità istituzionale, uno sputo di umano valore. E lei, presidente Mattarella, dov’era? E chi questo esecutivo dovrebbe dirigerlo, dov’è? Salvini lo avete prodotto e avallato. Voi avete fatto sì che tutto ciò accadesse senza dire una parola. E adesso a pagarne le eventuali conseguenze dovrebbe essere solo Salvini? È comodo, troppo. Dimostratelo concretamente questo Cambiamento assumendovi la responsabilità della vostra scarsità, della vostra ignobiltà.

Auspico per Salvini che il Tribunale dei ministri non proceda nei suoi confronti e archivi il caso. E lo faccio per onestà intellettuale: perché sarebbe il capro espiatorio di un sistema malato, degradato e morente che va condannato e rivoltato completamente; un sistema che affida incarichi serissimi e complessi a gentaglia di quartiere, perfetti incompetenti inadeguati al ruolo che finiscono malauguratamente per ricoprire di fronte al menefreghismo di tutti noi.

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