L’unione di intenti bipartisan che ha contraddistinto le sedute del consiglio comunale di Genova nelle sedute successive al crollo del ponte Morandi si è frantumata nel pomeriggio di ieri di fronte alla mozione presentata dalla maggioranza di istituire un “Registro delle Famiglie”.

“L’intenzione è quella di stilare un elenco delle persone regolarmente sposate, con figli conviventi e residenti a Genova – spiegano dal Comune -. Ma non c’è nessun intento discriminatorio rispetto alle persone conviventi, separate o divorziate: l’iscrizione al registro non comporta infatti alcun servizio, beneficio economico o sostegno sociale”. Un’iniziativa meramente simbolica, quindi, volta probabilmente a strizzare l’occhio alle frange più estreme tra i difensori della ‘famiglia tradizionale’ o alcune frange di cattolici conservatori, che ha incassato critiche da parte di decine di associazioni, tra le quali, in prima linea, proprio quelle che di sostegno alle famiglie si occupano quotidianamente, l’Ordine degli Assistenti Sociali e il Forum del Terzo Settore.

Si sono trovate così davanti a palazzo Tursi un centinaio di persone, convocate dal collettivo “Non una di meno”, per far sentire il proprio dissenso battendo pentole e coperchi: “Perché se è vero che questo registro, nei fatti, è completamente inutile, resta un provvedimento discriminatorio rispetto ai cittadini non sposati, conviventi e alle coppie unite civilmente”. Anche Cgil, Cisl e Uil  – che avevano chiesto, senza successo, di essere auditi in commissione – esprimono “sconcerto davanti alla volontà del Comune di creare divisioni tra diversi modelli di relazioni affettive, mettendo in discussione il principio costituzionale della pari dignità sociale”.

Tuttavia, impermeabile alle critiche, dopo nove ore di discussione in Consiglio, la maggioranza di centrodestra ha approvato compatta la delibera di istituzione del Registro, unico caso in Italia, incurante dell’ostruzionismo dell’opposizione, portato avanti con ostinazione da Alessandro Terrile, consigliere del Partito Democratico, che ha tenuto banco esponendo per sei ore consecutive, dalle 16 alle 22, i 52 emendamenti da lui proposti alla delibera.

Iniziato alle 14, il consiglio comunale si è sciolto alle 23.50 e ha ufficialmente istituito il “Registro delle Famiglie”, anche se nessuno riesce a capire né spiegare a cosa, concretamente, potrà servire.

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