Il 2 febbraio 2015 a bordo di una Fiat Bravo, dove i carabinieri del Ros avevano piazzato una microspia, c’erano Demetrio Nicolò e Serafina Libri, rispettivamente genero e figlia del boss Pasquale Libri, deceduto l’anno scorso.
Un’intercettazione che dura quasi un’ora ma che, a un certo punto, fa drizzare le orecchie agli investigatori. Nei discorsi fatti dai due coniugi, infatti, spunta il nome del sindaco del Comune di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, e il riferimento a una gara d’appalto per la gestione di un famoso locale, un ristorante sul lungomare della città dello Stretto che comprendeva anche il lido comunale.
“Mi ha chiamato Falcomatà – dice a un certo punto Demetrio Nicolò alla moglie – e mi ha detto se voglio la ‘Luna Ribelle’”. Il sindaco non è indagato, ma per i carabinieri si tratta di “acquisizioni rilevanti sotto il profilo investigativo”. L’affare del ristorante non si è concluso, però nell’informativa dell’inchiesta Teorema è comparsa l’intercettazione ambientale che il fattoquotidiano.it riesce adesso a pubblicare. Non un atto riservato, ma già da settimane in mano agli indagati della cosca Libri in quanto inserito dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e dai sostituti procuratori Stefano Musolino e Walter Ignazitto nel fascicolo del processo a carico del boss Filippo Chirico e della sua compagna Anita Repaci.
“Campi solo con le cabine. Sono 15mila euro al mese”. Sono state le parole del genero di Pasquale Libri alla moglie che fiutando l’affare ha risposto: “Vai a trovare a Peppe (il sindaco, ndr) e ci dici che è una cosa che ci interessa e ci fa sapere se si deve essere puliti… in modo che possiamo mandare avanti qualche cristiano”.

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