Campidoglio e Ama ai ferri corti sul bilancio della municipalizzata dei rifiuti. Una questione prettamente “tecnica” che però rischia di tenere bloccati non solo i conti capitolini ma anche le manovre della società che si occupa del fragile ciclo romano dell’immondizia. Il contenzioso riguarda la cifra di 19 milioni di euro – un’inezia se si confronta con il fatturato miliardario dell’azienda capitolina – relativa alla realizzazione di loculi cimiteriali fra il 2011 e il 2013. Solo che questo “problema da niente” tiene il bilancio fermo da ben cinque mesi, ovvero dall’approvazione da parte del Cda avvenuta ad aprile (in sostanziale pareggio) e mai ratificata dal socio unico Roma Capitale.

Nel documento finanziario della partecipata, infatti, i 19 milioni sono stati iscritti fra i crediti, ai quali dovrebbe corrispondere un debito per il Comune. E invece, nella bozza di bilancio consolidato preparato dall’assessore Gianni Lemmetti questa partita semplicemente non c’è. L’ “omissione” ha generato il fastidio di Lorenzo Bagnacani, amministratore unico di Ama, che potrebbe essere costretto, suo malgrado, a modificare il bilancio e far registrare uno storico e poco onorevole “rosso”. In caso contrario, invece, sarebbe Lemmetti a dover rivoluzionare il documento già preparato – e da approvare inderogabilmente entro il 30 settembre – probabilmente contemplando anche il riconoscimento di un debito fuori bilancio (non il massimo rispetto agli intendimenti iniziali della sindaca Virginia Raggi).

Se Ama dovesse chiudere in rosso, il problema non sarebbe soltanto numerico. La perdita di bilancio determinerebbe infatti un declassamento del rating aziendale, che porta le banche ad abbassare il tetto delle linee di credito: sebbene la società capitolina possa vantare un valore altissimo di entrate grazie alla tariffa rifiuti più elevata d’Italia, d’altra parte è messa alle strette da circa 1 miliardo di euro di debiti. Non ottenere crediti bancari significa fare nuovi debiti con i fornitori, gravabili di interessi e che porterebbero un aumento delle tariffe in un settore – quello dei rifiuti – già in difficoltà. Insomma un circolo vizioso che metterebbe a serio rischio il già esile equilibrio del ciclo di raccolta e smaltimento, con nuovi contratti da chiudere con le imprese che dovrebbero sobbarcarsi le circa 3.000 tonnellate giornaliere prodotte dai romani. Come se non bastasse, secondo i sindacati – che hanno dichiarato sciopero per il prossimo 14 settembre – il rosso in bilancio potrebbe portare la società a riprendersi circa 200 euro di premio annuale somministrati ai lavoratori nei mesi scorsi. “Qui si rischia seriamente l’emergenza rifiuti”, tuona il segretario romano della Cgil Fp, Natale Di Cola. E il fatto che l’assessore Lemmetti abbia negato la sua partecipazione agli ultimi incontri richiesti da Bagnacani dimostra anche come il rapporto personale sia logoro.

Fra l’altro, Ama non è l’unica partecipata che mette in apprensione il Campidoglio in vista della chiusura del bilancio consolidato. La Ragioneria Generale ha dato l’ok al titolare del Bilancio di escludere dal perimetro del documento finanziario anche Roma Metropolitane, Farmacap e Centrale del Latte, tutte e tre commissariate e con gli ultimi bilanci non ancora approvati. Opportunità impossibile, invece, per Ama. Già in sede di approvazione del bilancio consolidato 2017 – quando nel perimetro furono ammesse solo Ama e Atac – l’Oref segnalò il “disallineamento” dei conti ritenendo il documento “non veritiero”. “A giorni la questione verrà risolta – spiegano dal Campidoglio – per quanto riguarda Ama si tratta di un problema relativo alle precedenti amministrazioni che stiamo cercando di risolvere, in assoluta armonia con i vertici della municipalizzata. Per quanto riguarda le altre situazioni, è tutto previsto dalla legge”. Attacca il capogruppo di Fratelli d’Italia, Andrea De Priamo: “Siamo preoccupati al pari dei lavoratori – dice al Ilfattoquotidiano.it – chiederemo all’assessore Lemmetti di venire a riferire in aula”.

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