Daspo urbano per chi viene trovato a spacciare fuori dagli istituti scolastici: è quanto previsto dal piano “Scuole sicure” presentato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini e dal capo della polizia Franco Gabrielli che verrà attuato in via sperimentale in 15 città italiane. Infatti, oltre alle misure già annunciate nei giorni scorsi di potenziamento dell’impianto di video-sorveglianza, assunzione temporanea di più vigili urbani e campagne formative – per cui sono stati stanziati  2 milioni e mezzo di euro – la direttiva prevede la raccomandazione ai Comuni affinché individuino le scuole fra i luoghi dove applicare il Daspo. Ovvero nel concreto una misura di allontanamento specifica contenuta nelle “Linee guida sulla sicurezza urbana” già adottata da diversi sindaci per altre problematiche. Ad ottobre è previsto il primo bilancio e il ministro ha assicurato che “se i risultati saranno positivi” estenderanno il piano anche ad altre città italiane.

“Sarà qualcosa di soft, di carattere non punitivo, ma preventivo“, ha dichiarato in conferenza stampa Salvini, “faremo attenzione alle segnalazioni che arriveranno dai sindaci, saranno coinvolti i presidi e le prefetture, raccoglieremo le indicazioni che arriveranno”. E proprio in materia di prevenzione, il piano “Scuole sicure” aveva già riscontrato le prime criticità.”È chiaro che una telecamere di videosorveglianza registra dei fatti già avvenuti e non serve certo a prevenire. Non possiamo nemmeno pensare di mettere un agente davanti ad ogni scuola – aveva dichiarato nei giorni scorsi Angela Nava, presidente del “Coordinamento genitori democratici” – Ci piacerebbe sapere il parere del ministro dell’istruzione Marco Bussetti. Dovrebbe essere aperto un dibattito nel Paese”.

Il provvedimento non è stato gradito neanche da Giulia Biazzo, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Studenti, che nei giorni scorsi aveva annunciato una mobilitazione per il 12 ottobre per “scuole aperte e inclusive”. In particolare la coordinatrice aveva giudicato “inaccettabile” che il Daspo sia disposto nei confronti “degli studenti colti nell’attività di spaccio”: “È inaccettabile che venga imposto come sistema educativo un modello che esclude” aveva dichiarato nei giorni scorsi. Le disposizioni contenute nel piano vengono definite dall’Unione degli Studenti “dannose”: “Le scuole vengono private del loro ruolo educativo e si alimenta un clima di paura e pregiudizio invece che un confronto aperto ed informato sulle droghe”.

 

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