Il reddito di cittadinanza sarà già nella prossima legge di Bilancio “per consentire almeno ai 5 milioni di italiani in povertà assoluta di riuscire a trovare un lavoro”. Ma il governo “è a un bivio”: “Noi scegliamo di ascoltare gli italiani, non le agenzie di rating. Perché non possiamo stare dietro ai giudizi per poi pugnalare alle spalle i cittadini”. Il vicepremier M5s Luigi Di Maio, intervistato da Peter Gomez alla festa del Fatto Quotidiano per la Confessione, si è presentato sulla stessa sedia su cui pochi giorni prima era stato il sottosegretario del Carroccio Giancarlo Giorgetti. E, garantendo come il suo predecessore che l’esecutivo gode di piena salute, ha scandito quelle che per lui sono le priorità per il governo: quindi non solo il reddito per tutti, ma anche la flat tax, il superamento della legge Fornero e il ddl Anticorruzione che sarà discusso in cdm già dalla prossima settimana (ma senza la riforma della prescrizione). Oltre ai chiarimenti però su quello che farà, a lui il direttore de ilfatto.it ha chiesto spiegazioni sulla recente visita in Egitto e sul contestato colloquio con Al-Sisi a proposito della morte di Giulio Regeni. Di Maio, che sa come il Movimento sul tema sia sempre stato molto duro, ha però difeso la scelta del dialogo: “Io spero in una svolta nell’inchiesta”, ha dichiarato. Insomma un altro impegno per il futuro. Nel merito delle dinamiche interne al governo invece, Di Maio non ha nascosto le divergenze di opinioni con quello che chiama “il socio di governo” della Lega. “Nel caso della nave Diciotti, non le sembra che Salvini si sia rivolto ai magistrati come se fosse Silvio Berlusconi?”, è stata la domanda di Gomez. “Noi gli abbiamo detto di moderare i termini” , ha ammesso. “Su tante cose non andiamo d’accordo né sui modi né sulle cose come si fanno. Ma non ci meravigliamo: loro ci conoscono e noi li conosciamo da molto più tempo”. Anche per questo, ha detto: “Faremo solo le cose scritte nel contratto di governo. E sono stati tenuti fuori ad esempio i diritti civili”. Sui migranti, Di Maio ha riconosciuto che “non bisogna assolutamente accettare di rimpatriarli nei lager libici”, ma che per risolvere il problema servono più investimenti in cooperazione. Infine ha ribadito il no al Tap, nonostante le aperture di Giuseppe Conte, e sull’Ilva assicurato che vedrà i sindacati il prossimo 5 settembre. Al termine dell’intervista ha lasciato la parola all’ex collega e deputato M5s Alessandro Di Battista, intervenuto in collegamento Skype dal Sud America dove è in viaggio in questi mesi. I due per pochi secondi non si sono incrociati: “Peccato, avrei voluto salutarlo”, ha detto Di Battista. Quindi ha attaccato direttamente la Lega: “Ho sentito Giorgetti dire ‘vediamo’ sulla nazionalizzazione di Autostrade. Vedremo la voglia di cambiare del Carroccio, il M5s non arretra”.

Di Maio: “Non possiamo pensare di stare dietro ai giudizi di un’agenzia di rating e poi pugnalare alle spalle gli italiani”
L’agenda economica del governo rimane la sfida più impegnativa al momento per i due alleati di governo che rientrano al lavoro dopo la pausa estiva. Quindi ci sono sì le priorità, ma anche lo spread a 300 e il recente report dell’agenzia Fitch sull’Italia: “Siamo a un bivio”, ha dichiarato il vicepremier. “Dobbiamo scegliere tra il giudizio di un’agenzia di rating o gli interessi dei cittadini. Non possiamo pensare di stare dietro ai giudizi di un’agenzia ma poi pugnalare alle spalle gli italiani. Per ascoltare quelle agenzie negli anni si sono fatti Jobs act, legge Fornero e piaceri alle banche”. Quindi, come già detto nei giorni scorsi, avanti con il reddito di cittadinanza. Ma sul punto, Gomez ha chiesto maggiori dettagli e ad esempio “come argineranno chi lavora in nero e al tempo stesso potrebbe riuscire a percepire il reddito”. “Non daremo soldi per stare sul divano alle persone”, ha replicato Di Maio. “Chi lo riceverà si prende l’impegno di fare lavori di pubblica utilità e di formarsi per lavori che serviranno allo Stato. Nel caso qualcuno lo percepisse senza averne titolo “rischia fino a 6 anni di carcere”. “Ma sappiamo i tempi della giustizia”, ha replicato Gomez. “Faremo come con Autostrade e non aspetteremo la magistratura”, è stata la risposta. “Ci vuole una rivoluzione copernicana dei controlli. Se è vero che il lavoro nero ci costa 20 miliardi all’anno allora va combattuto con strumenti che abbiamo già, ma utilizzati meglio”. E ha aggiunto: “Se io ti do un reddito, tu ti prendi i tuoi pubblici impegni facendo lavori utili per il tuo comune e formandoti per i lavori che servono. Stiamo mappando tutte le figure professionali che mancano”.

Di Maio: “Ddl Anticorruzione in consiglio dei ministri la prossima settimana”
Dal palco della Versiliana Di Maio ha anche annunciato la discussione imminente in consiglio dei Ministri del disegno di legge di Bonafede sull’Anticorruzione: “Conterrà quelle norme che abbiamo aspettato per anni”, ha detto. “E che non si sono fatti per anni perché la politica aveva paura dei poliziotti. Abbiamo deciso di fare una proposta che ha dentro tutte le nostre grandi battaglie come il daspo per i corrotti e l’agente sotto copertura per i reati di corruzione”. Ma, ha specificato Gomez, non ci sarà ancora la riforma delle prescrizione, quella che Bonafede avrebbe voluto chiamare legge Viareggio: “Non mi risulta, ma su questo parlerà Bonafede”, ha temporeggiato Di Maio. Come anticipato da ilfattoquotidiano.it infatti, la prescrizione sarà affrontata dopo il ddl Anticorruzione e solo a partire dall’anno prossimo.

Di Maio: “Regeni? Ho detto ad Al-Sisi che si potranno normalizzare i rapporti solo dopo una svolta nell’inchiesta. Ma anche qui l’Ue ci ha lasciati soli”
Gomez ha quindi chiesto a Di Maio spiegazioni sulla sua recente visita in Egitto e sulla contestata dichiarazione che il presidente Al-Sisi, stando quanto riferito dallo stesso vicepremier M5s, gli avrebbe detto (“Giulio Regeni è uno di noi“). “Non sarebbe meglio riconoscere che c’è una ragione di Stato da seguire?”, ha chiesto il direttore. “Io sono stato lì per dire una cosa da ministro dello Sviluppo economico”, ha risposto Di Maio, “ovvero che si potranno normalizzare i rapporti economici solo dopo una svolta. Presto ci sarà un incontro tra la procura di Roma e quella egiziana. Noi speriamo che ci sarà una svolta. Vedremo le iniziative intraprese, poi capiremo se ci saranno i presupposti per normalizzare le relazioni”. Ma la colpa per Di Maio è anche della mancata solidarietà europea: “Anche su Regeni abbiamo avuto la prova di cosa vuol dire Unione europea: quando gli ex ambasciatore e ministro dello Sviluppo economico se ne andarono in segno di protesta, tre giorni dopo andò la Francia a firmare quei contratti che doveva firmare l’Italia. Lì mi sarei aspettato una solidarietà dei Paesi europei. Avrei voluto che anche gli altri dicessero vogliamo la verità”. Dal pubblico è però intervenuto il giornalista Massimo Fini: “Luigi non avresti dovuto andare da Al-Sisi”, ha detto. “Lo so”, è stata la replica. “Abbiamo dato un segnale. Si devono incontrare le due procure. Ci aspettiamo un segnale chiaro. Altrimenti si tornerà nei rapporti come prima. Io non mi arrendo e vorrei che si arrivasse a un punto di svolta”. Allora Gomez ha ripreso la parola: “Una domanda mia e di Massimo Fini, quando ce ne andiamo dall’Afghanistan?”. “Il prima possibile. E’ una guerra dove non possiamo restare”.

Di Maio: “Se l’Italia deve accettare il rimpatrio in Libia? No, assolutamente”
Parlando del tema migrazioni, Gomez ha poi affronta la questione delle condizioni dei migranti nei lager libici. “L’Italia, nella gestione delle migrazioni, in particolare quando si tratta di rimandare i migranti in Libia, deve accettare che lì subiscano gli abusi, le torture e gli stupri ormai ampiamente accertati?”, ha chiesto. “No, assolutamente”. Ha riconosciuto Di Maio. Salvo poi però cambiare tema: “Dobbiamo considerare che questo problema c’è in molti Paesi nordafricani, dovremmo aumentare la cooperazione allo sviluppo per aiutare i Paesi africani e nordafricani”. C’è chi critica la politica di chiusura del governo spiegando che chi torna in Libia subisce orribili torture e abusi, “ma non è che con più sbarchi si riduce quel fenomeno”, anzi l’inaccettabile condizione di chi rimane bloccato in Libia “nasce dal fatto che in quei Paesi abbiamo fatto bombardamenti e sfruttamento”. Quindi, ha chiuso, “se si vuole usare quel tema per discutere delle politiche migratorie si faccia pure, ma esisteva prima e esiste oggi, e quelle drammatiche condizioni, non solo in Libia, sono frutto di uno sfruttamento anni e anni in quei Paesi”.
Di Maio: “Autostrade? Con la nazionalizzazione abbassiamo i pedaggi”
Il vicepremier M5s ha quindi assicurato che sulla “revoca della concessione ad Autostrade“, avviata dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, si va avanti. E ha detto: “Con la cosiddetta nazionalizzazione abbasseremo i pedaggi, saranno strade che avranno un pagamento congruo, con cui faremo gli investimenti sulla manutenzione a somma zero. Non dobbiamo fare utili. Siamo a buon punto per revocargli le concessioni. Ma anche volendo riaffidarle a qualcuno o si presenta una società europea che viene a colonizzare le nostre strade o si ripresenta Autostrade”. Nel merito dei Benetton invece ha commentato. “Sono passati 15 giorni e non ho ancora sentito una parola dei Benetton. Qui c’è una questione di umanità. A gente di questa disumanità non metterei in mano neanche una sedia, figuriamoci le Autostrade”.
Di Battista: “Sulla nazionalizzazione di Autostrade ho sentito la Lega dire ‘vediamo’, ma il Movimento non arretra”
L’ex deputato e collega di Di Maio è intervenuto poco dopo in diretta Skype dal Guatemala dove si trova in viaggio in questi mesi. E, come prima cosa, non ha voluto commentare le voci che ipotizzano un suo ritorno per candidarsi alle Europee: “Si commentano da sole”. E ha invece attaccato la Lega sul tema Autostrade e la revisione della concessione: “La voglia di cambiare le cose, da parte della Lega, si vedrà sulla revoca della concessione ad Autostrade. Quello sarà un momento storico. Ho sentito Giorgetti dire ‘vediamo’, ma il Movimento 5 stelle non arretra. Noi pensiamo che le Autostrade debbano essere gestite dallo Stato“. Una sfida che però non significa rottura con il Carroccio: “Io non mi siedo col Pd e non è che la Lega mi piaccia di più del Pd. Ma dico che con la Lega salviniana si possono rigarantire i diritti economici e sociali che sono stati smantellati dall’establishment. Col Pd il decreto dignità e l’abolizione dei vitalizi, o impedire le delocalizzazioni o la pubblicità sul gioco d’azzardo sono cose che non avremmo mai fatto. Poi vedremo presto su reddito di cittadinanza o nazionalizzazione di autostrade se la Lega di Salvini è diversa o è la Lega maroniana nascosta”. Gomez gli ha poi fatto la stessa domanda rivolta a Di Maio su Regeni, perché Di Battista, proprio dal palco della Versiliana un anno fa, aveva detto che avrebbe messo “la morte di un ragazzo prima della ragione di Stato”: “Qualora si dovessero rompere i rapporti con al-Sisi in Egitto”, ha chiuso, “la verità su Giulio Regeni non verrà mai fuori. Rompere del tutto le relazioni con l’Egitto è un errore”.
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