La missione EunavForMed Sophia non cambia, le regole d’ingaggio rimangono invariate: i migranti salvati nel Mediterraneo continueranno a essere portati in Italia. E’ il risultato della due giorni di consiglio informale dei ministri della Difesa europei a Vienna. Ora Roma ripone le proprie residue, flebili speranze nella riunione dei titolari dei ministeri degli Esteri dell’Unione che si terrà tra oggi e domani, sempre nella capitale austriaca.

I tentativi dell’Italia in questa due giorni viennese sono finiti in un nulla di fatto. Di fronte alla proposta sulla modifica “ho trovato porte aperte, ma anche chiuse – ha confermato il ministro Elisabetta Trenta, al termine della riunione – questo tema per noi è molto importante, crediamo che qualcosa possa ancora cambiare domani”, nell’incontro dei titolari delle diplomazie continentali. “Mi sento delusa, ho visto che l’Europa non c’è, non è presente”, ha proseguito la ministra. Che ha lanciato un avvertimento ai colleghi: nel caso in cui i titolari degli Esteri non mostrino l’intenzione di venire incontro alle richieste italiane “è chiaro che dovremo fare le nostre considerazioni, e ogni decisione sarà presa col governo ed il premier Giuseppe Conte“.

La titolare di via XX Settembre manifesta ancora un barlume di ottimismo: “”E’ importante risolvere fin da ora la questione dei porti di sbarco. Su questo sono stata molto ferma, anche se ho parlato in modo propositivo, e credo che questo sia stato apprezzato dagli altri Paesi. E’ per questo che dico che qualche Paese domani potrebbe fare una dichiarazione un po’ diversa da quelle di oggi”, ha spiegato il ministro riferendosi alla Germania “che domani potrebbe essere a bordo”, ma anche alla Francia, dopo la bilaterale di stamani con la collega Florence Parly. “Serve la sensibilità di tutti i Paesi del Mediterraneo, anche perché i flussi si stanno rivolgendo verso la Spagna, spero di avere un dialogo anche con loro”, ha poi aggiunto. Prima di lasciare l’incontro Trenta ha avuto anche un faccia a faccia col maltese Michael Farrugia.

Più esplicito, da par suo, Matteo Salvini: “La missione navale Sophia ha un bel nome ma spesso non bellissimi risultati – ha spiegato il vicepremier leghista in conferenza stampa a Venezia – abbiamo chiesto la rotazione dei porti di sbarco delle navi della missione Sophia perché non è possibile che tutti i migranti soccorsi vengano da noi come sottoscritto dal governo Renzi che ci ha lasciato con questa eredità pesante. Se dall’Europa arriverà l’ennesimo no dovremo valutare se continuare a spendere soldi per una missione che sulla carta è internazionale ma poi gli oneri ricadono solo su un Paese”. “Al momento abbiamo ricevuto un sacco di no da Macron e da altri – ha proseguito il ministro dell’Interno – – abbiamo quasi esaurito tutti i bonus dei no e poi faremo da soli, di sicuro non ci mancano la fantasia e le capacità“.

Istituzionale al limite dell’irrilevanza il commento di Federica Mogherini: “Oggi abbiamo registrato un atteggiamento costruttivo e collaborativo” e “una forte determinazione a proseguire l’operazione Sophia”, affermando l’impegno a continuare a lavorare assieme per trovare consenso sulle pratiche” legate agli sbarchi delle navi umanitarie, che “ancora non c’è”, e “tutti gli Stati membri concordano sulla responsabilità collettiva” di trovarle, ha dichiarato l’alta rappresentante per la Politica estera dell’Unione europea. Che poi ha spento le speranze che un accordo possa arrivare domani: spero “in un risultato concreto nelle prossime settimane – ha detto la Mogherini – non è e non sarà un esercizio facile, ma è un dovere, perché in questi anni abbiamo provato che l’Ue può fare la differenza nel Mediterraneo”.

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