Bella come il sole, sensuale come la luna. E dalla bravura che non è un optional. Vanessa Redgrave riceve il suo Leone d’oro alla carriera alla Mostra di Venezia ed è trionfo. “Mi state regalando un miracolo con questo premio, lo sapete?” esclama la signora del teatro e cinema britannico che parla correntemente anche l’italiano, grazie al marito Franco Nero. Oggi la fulgida Vanessa è soprattutto una pasionaria dei diritti dei rifugiati per i quali si è persino dedicata alla regia, sostenuta e incoraggiata dal figlio Carlo (Nero) anch’egli regista e produttore. Ha dunque realizzato Sea Sorrow, uscito nelle sale italiane qualche mese fa.

“Chi conosce la reale situazione dei rifugiati non può stupirsi del mio impegno, imprescindibile”. E lo ricorda ad ogni ocasione, Ms Redgrave, che anche lei è stata una rifugiata ai tempi di guerra, essendo stata evacuata da Londra verso il nord. “Ma all’epoca il governo britannico sentiva il dovere nazionale di proteggere i rifugiati di guerra, oggi non lo riconosco più” chiosa con disappunto rincarando la dose contro l’intera compagine governativa europea: “Tutti governi europei hanno perso la comprensione della realtà, hanno perso il senso delle cose reali che riguardano i popoli, e ho una grande rabbia dentro di me, mi trattengo dal non bestemmiare!”. Forse è anche per questo che rifiutò in passato un’onorificenza dal proprio Paese: “Fosse stata della Regina, che io rispetto molto come alcuni membri della famiglia reale, l’avrei accettata invece arrivava dal governo Blair, da un politico che ha portato il nostro Paese in una guerra sulla base delle menzogne”.

Rasserenando lo sguardo, la magnifica attrice non dimentica quando ha iniziato a sentire “il fuoco”: “Ero tra i bimbi rifugiati di guerra e uno di loro che aveva solo 6 anni, ha scritto una piéce per me! Dunque ho iniziato a recitare davanti a un vero pubblico (di 12 persone) pagante mezzo penny al biglietto a quel tempo; i soldi li mandavamo poi alla nazione. Ecco che il mio primo sforzo di salvare il Paese è arrivato recitando”.

Se dunque la musa di mille e un regista (da ogni dove) è oggi soprattutto una paladina dei diritti dei rifugiati, resta indubbia la sua permanenza nell’immaginario di un cinema indimenticabile, che parte negli anni ’60 col connazionale Karel Reisz, il nostro Michelangelo Antonioni (Blow Up) e il suo adorato primo consorte Tony Richardson a arriva a The Aspern Papers di Julien Landais (presentato fuori concorso alla Mostra) passando per Ken Russell, Tinto Brass, Sidney Lumet e ancora Ivory, Losey, Frears, Gray e non poco cinema italiano: oltre ad Antonioni nel 1966 la diressero Petri (Un tranquillo posto di campagna, 1968), Beppe Cino (Diceria dell’untore, 1990), Zeffirelli (Storia di una capinera, 1993) e il figlio Carlo Gabriel Nero avuto dal matrimonio con Franco Nero celebrato nel 2006.

Nata a Londra 81 anni fa, Vanessa è un prodigio dell’arte drammatica con un pedigree scespiriano che s’innerva nella sua visione di mondo per nulla scontata o simile a quella di molte fra le sue colleghe. Sarà stato il padre, anch’egli interprete del Bardo, a farla crescere con la tragedia nel cuore, o semplicemente la capacità di fare dell’arte un filtro per comprendere la propria vita, che non di rado le ha portato dolori estremi come la perdita dell’adorata figlia Natasha (Richardson) morta per incidente nel 2009 e anch’ella attrice famosa.

Con oltre 80 film in 60 anni di carriera, Redgrave ha vinto una miriade di premi, fra cui l’Oscar nel 1977 come non protagonista di Giulia diretto da Fred Zinnemann.

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