Il numero uno sulla schiena è quello riservato al vincitore dell’edizione precedente, si sa, ma a La Vuelta a España 2018 sarà Vincenzo Nibali a portarlo con orgoglio al via di Malaga sabato 25 agosto. L’assenza di Chris Froome ha obbligato gli organizzatori del Giro di Spagna a cedere il numero a colui che era arrivato secondo.

Una sfilza di complimenti e frasi di ammirazione hanno seguito questa consegna simbolica ma che nasconde un vago senso di giustizia. Quella sportiva ha deciso che il salbutamolo trovato nelle urine del britannico del Team Sky in un controllo proprio durante la corsa spagnola poi vinta, non era doping. Innocente ma forse meno apprezzato dello Squalo che ha già incassato anche gli elogi del direttore generale della Vuelta Javier Guillén: “Pochi corridori hanno un palmarés come il suo ed è un lusso averlo al via ancora una volta della nostra corsa. È un atleta elegante, combattivo e carismatico per cui merita di avere il numero uno”.

La combattività ha dovuto tirarla fuori ancora una volta e forse con maggior piglio nell’ultimo travagliato mese. Quello della caduta al Tour de France, dell’operazione e della ripresa degli allenamenti. Le sensazioni sono buone ed è Nibali stesso a tratteggiare ciò che potrà essere la sua corsa: “Mi piacerebbe puntare a vincere qualche tappa nell’ultima settimana. Non ho sufficientemente giorni di allenamento per poter puntare alla classifica generale. Correre in Spagna mi diverte e sento meno pressione rispetto al Tour e al Giro. E poi ho tanti bei ricordi, uno su tutti il successo finale del 2010″.

L’ultima settimana della Vuelta, sarà quello il passaggio decisivo per il finale di una stagione partita col botto (la vittoria alla Milano-Sanremo) e che meriterebbe un secondo exploit. Il cerchietto rosso sul calendario c’è da tempo: il 30 settembre a Innsbruck c’è un mondiale impegnativo che fa gola a Vincenzo. Sarebbe la ciliegina sulla torta di una carriera che volge inevitabilmente al termine ma che non accenna a far entusiasmare i tifosi.

Il destino pare aver disegnato un finale di stagione da brivido: cadere e rialzarsi è una dinamica essenziale del ciclismo e della vita, far seguire a esse la parola vincere è ciò che uno sceneggiatore deve riuscire prima a immaginare per poterla vivere. Nibali pare abbia scritto questa storia da tempo, il Mondiale era il finale prestabilito e le recenti disavventure sono colpi di scena, che aumentano la suspense e il tifo, e che fanno montare in sella, con lui, un popolo intero che non vede un italiano Campione del mondo di ciclismo da 10 anni (Alessandro Ballan, 2008). Fermiamo la mente e attiviamo gambe cuore e polmoni, c’è una Vuelta da correre senza ansie e obblighi di successo ma con la testa alta per poter scorgere, oltre il podio di Madrid, quella maglia iridata che ci manca tanto.

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