Un 25enne senegalese, Mohamed Gueye, è stato fermato per lo stupro di una 15enne, avvenuto il 22 agosto sulla spiaggia di Jesolo. Era già stato condannato a lasciare l’Italia, scrive Salvini su Facebbok, ma avendo avuto una figlia da una donna italiana non può essere espulso. Il ministro dell’Interno poi, in un post sul social network, lo chiama “verme” e aggiunge: “Roba da matti. Con il #DecretoSicurezza, se un clandestino stupra, ruba, uccide o spaccia, se ne torna a casa subito, senza se e senza ma”.

L’arresto e i precedenti del 25enne – La polizia di Venezia ha eseguito il fermo, emesso dalla Procura della Repubblica di Venezia e e sull’uomo pesano gravi indizi. Le indagini, coordinate dalla locale Procura della Repubblica e condotte dalla Squadra Mobile di Venezia, hanno permesso di rintracciare, a Mestre, il 25enne che aveva trovato rifugio all’interno di una struttura ricettiva, dove stava cercando di pernottare. Per individuarlo sono state fondamentali le immagini delle telecamere di sicurezza nell’area di Piazza Mazzini, dove si trovava la discoteca in cui ha conosciuto la giovane, assieme ad altri riscontri e testimonianze. Il giovane extracomunitario, con precedenti per resistenza, oltraggio e spaccio di stupefacenti, ha 25 anni. Gli investigatori – si apprende – l’avevano fin da subito individuato come il maggior sospettato dell’aggressione sessuale alla 15enne. Nei video della sicurezza si vedevano i due assieme transitare nella piazza di Jesolo.

Quello tra la 15enne e Gueye sarebbe stato un incontro casuale, avvenuto la sera stessa dell’aggressione, mercoledì scorso, in una discoteca di Piazza Mazzini, a Jesolo. Lo si apprende da fonti vicine all’indagine. Non ci sarebbe stato quindi nessun appuntamento precedente tra i due, una delle ipotesi avanzate in un primo tempo. Gueye viveva a Mestre, e solo per la movida estiva si spostava di sera a Jesolo, dove dormiva in situazioni di fortuna, probabilmente sulla spiaggia. La vittima dell’aggresione è nel frattempo stata dimessa dall’ospedale ed è tornata a casa, in famiglia.

Zaia: “Serve giro di vite con inasprimenti delle pene” – Sul caso interviene anche il presidente del Veneto a Luca Zaia che si chiede: “Visti i numerosi e inquietanti precedenti di questo signore, può uno Stato che si dice civile lasciar girare libero di fare ancora del male? Non è come lasciare per strada una bomba innescata? Mah…”. Poi il governatore aggiunge: “Un delinquente e un infame assicurato alla giustizia è sempre un momento di soddisfazione. Per questo vanno le mie congratulazioni alle forze dell’ordine ma questo triste fatto è anche una occasione per dire che questi violentatori, questi infami ‘eroi della penombra‘ che violentano una minorenne peraltro appena conosciuta, devono essere mandati a scontare la pena a casa loro perché nei loro paesi la pena è una pena”. E ancora: “Io spero che il Parlamento, anche per dare forza all’azione delle forze dell’ordine, dia quanto prima un bel giro di vite con dei veri inasprimenti delle pene. Ne abbiamo piene le scatole di attenuanti, discorsi inutili su infanzie difficili e altre cose del genere: un violentatore è una persona che commette uno degli atti più infami contro un’altra persona, a maggior ragione se pure gravato da altri precedenti. Penso che in casi come questi la pena debba essere esemplare“. E mentre Laura Boldrini parla di “reato riprovevole” e dichiara che “chi lo commette deve essere perseguito dalla legge nel modo più rigoroso possibile”, sul fronte Pd Alessia Morani attacca il leader della Lega: “Salvini che è il ministro dell’interno, che ha promesso 600mila rimpatri (in 3 mesi doveva averne fatti 150mila) dovrebbe spiegare perché questo immigrato irregolare è ancora in Italia”.

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