Dopo la paura per il terremoto del 16 agosto e le successiva scosse, i Comuni molisanidove non è svanito il ricordo del sisma di San Giuliano del 2002 – stanno facendo i conti con le conseguenze della scia sismica che sta interessando la provincia di Campobasso. Strade bloccate, lunghe attese per smaltire le centinaia di richieste di controlli alle abitazioni, edifici interdetti perché pericolanti – “come la nostra chiesa, chiusa dai Vigili del Fuoco” dice al IlFattoQuotidiano.it il sindaco di Montecilfone – e anche le prime demolizioni. “Il serbatoio d’acqua di Montecilfone deve essere abbattuto perché è pericolante“, a dirlo è il primo cittadino Franco Pallotta, che ha emesso una ordinanza per la demolizione del “grande fungo” che svetta al centro del paese. Dopo una serie di controlli risulta lesionata a causa delle scosse di terremoto che dal 14 agosto in poi hanno interessato il Basso Molise. L’epicentro della serie di eventi sismici è stato proprio qui, a 4 chilometri dal centro abitato da meno di 1400 anime. Intanto, nelle ultime ore a visitare i Comuni molisani interessati dalla lunga scia sismica è stato il Capo della Protezione civile Angelo Borrelli che dopo la riunione con i vari sindaci ha annunciato quello che da una settimana ci si attendeva: la “dichiarazione dello stato di emergenza“.

Il serbatoio d’acqua di Monteciflone è da demolire – Nella relazione, l’ingegnere Giovanni Di Iorio non lascia margini di interpretazione: “C’è indispensabile l’abbattimento e la demolizione del serbatoio” d’acqua. Fortunatamente la riserva idrica non è la fonte di principale approvvigionamento per il paese. Eppure, “se ne va un pezzo di storia paesana”, scrivono su Facebook gli abitanti di Montecilfone, tra i centri più colpiti insieme ad Acquaviva, Guglionesi, Palata. “Ricordo ancora quando da piccoli andavamo al serbatoio a riempire l’acqua alla fontanella”, è l’immagine di Nicoletta. Adesso ci sono “30 giorni per procedere all’abbattimento”, sono i tempi dettati dall’ordinanza emessa da Pallotta. Troppo vicine le case, troppo evidenti i segni del degrado di una struttura vecchia “di metà degli anni ’60”, il cui cemento “non ha più le caratteristiche che ne permettono la solidità”. Una storia non nuova, che accomuna il destino del serbatoio montecilfonese a tante, troppe, strutture della regione del centro sud e di tante altre zone d’Italia. Le case attorno alla struttura costruita nel cuore del paese sono già state evacuate e la ventina di persone che le abitano da giorni vivono nelle tende messe a disposizione dalla Protezione Civile. O sono stati ospitati da parenti e amici. Con loro, a dormire sulle brandine, ci sono anche molti montecilfonesi che attendono le verifiche di stabilità, “un’altra ottantina” di persone. ” Sono circa 450 le richieste di verifica di stabilità che siamo smaltendo”, è il rapido calcolo del sindaco secondo il quale “siamo al 20%” di quelle complessive. Senza contare che si dovranno verificare molti altri edifici, magari chiusi perché disabitati – vecchia piaga di una regione che soffre la desertificazione dei piccoli centri – ma che mettono in pericolo le case confinante, che spesso sono “sane”. Ad oggi, sono salite a 35 le case inagibili. “Purtroppo più di dare un pasto caldo e un alloggio provvisorio, non possiamo fare. Senza lo stato di emergenza abbiamo le mani legate”.

Palata: “In tanti dormono ancora in auto” – A Palata, altro centro tra i più danneggiati insieme a Montecilfone e Guglionesi, sono parzialmente inagibili il Comune e la Caserma dei Carabinieri, dove sono necessari “degli interventi, deve essere puntellata”, spiega il sindaco Michele Berchicci al FattoQuotidiano.it. Mentre sulla scuola saranno le famiglie dei bambini a scegliere in quale dei due edifici presenti in paese attivare le lezioni alla riapertura dell’anno scolastico. Michele Berchicci a conclusione di una giornata di controlli, ai quali ha preso parte anche il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale Anna Paola Sabatini, ha detto che “sono state fatte delle verifiche approfondite. Decideranno i genitori degli alunni se utilizzare la nuova scuola dove manca ancora qualcosa o il vecchio stabile scolastico – ha spiegato il primo cittadino -. Si deciderà entro qualche giorno insieme ai cittadini”. A Palata, paese di 1600 abitanti in pieno cratere sismico, sono ancora “68 le persone che dormono nella tendopoli o in tende private“. Anche se “il problema grande è la paura“, racconta Berchicci. “Tutto sembrava tornato alla normalità, poi, dopo la scossa di due giorni fa, alcuni sono tornati a dormire in auto“.

Borrelli: “Chiederò lo stato di calamità” – Alla fine della visita del capo della Protezione Civile al Coc di Montecilfone, l’annuncio riguarda proprio lo stato di emergenza: “Il presidente della Regione, Donato Toma, sta preparando la relazione per la richiesta. Appena pronta”, è la promessa di Angelo Borrelli, “porterò la dichiarazione al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Cdm”. Secondo fonti del Fattoquotidiano.it, potrebbe arrivare sul tavolo di Palazzo Chigi già martedì prossimo. Nel corso dei sopralluoghi tra i Comuni del Basso Molise per fare il punto della situazione dopo le numerose scosse di terremoto, il numero uno della Protezione Civile è stato raggiunto telefonicamente proprio dal premier Giuseppe Conte. “Mi ha chiamato per capire come stavano andando le cose”, ha detto Borrelli mentre si spostava a Guglionesi, altro centro danneggiato dal sisma, dove si è fermato nella tendopoli del campo sportivo a parlare con alcune famiglie di sfollati prima di ripartire in elicottero. Conte poi, ha parlato direttamente con il Presidente della Regione Donato Toma.

“Possibili scosse più forti” – Se la riunione con tutti i sindaci del cratere sismico è andata “bene”, a preoccupare il capo della protezione Civile è la serie di scosse che – per quanto non sia pronosticabile un sisma – non fanno sperare bene. “C’è il terremoto” ha detto Borrelli, e “il terremoto non è prevedibile, ci sono queste scosse, gli esperti dicono che è aumentata la probabilità che ci possa essere una scossa ancora più forte, regoliamoci di conseguenza – avverte Borrelli – Questo è il messaggio che deve passare”. Durante il vertice della Protezione civile si è ribadito quello che aveva già detto due giorni fa in Prefettura a Campobasso: “Non possiamo escludere ulteriori scosse, anche di più elevata intensità”. “Per queste ragioni – aveva aggiunto – abbiamo raccomandato e attivato insieme al presidente della Regione, Donato Toma, con il Prefetto, Maria Guia Federico, con i sindaci e le istituzioni presenti sul territorio una serie di presidi a garanzia dell’assistenza alla popolazione. Bisogna tenere la massima attenzione anche da parte dei cittadini, quelli che non si sentono sicuri nelle proprie abitazioni, possono rivolgersi ai Comuni nei punti di assistenza”.

Il presidente della regione: “La Bifernina riapre la prossima settimana” – Intanto i viadotti della Bifernina sotto osservazione post-sisma potrebbero riaprire prima della prossima settimana, è la conferma del governatore Donato Toma. Tra le infrastrutture attenzionate, infatti, ci sono la strada Bifernina e il Viadotto del Liscione, un ponte lungo che si estende in due tronconi che raggiungono i 7 chilometri e attraversano il Lago artificiale di Guardialfiera. Lago nato negli anni ’60 dall’innalzamento di una diga sul fiume Biferno per rifornire acqua potabile ai paesi circostanti. Il viadotto, chiuso lo scorso 16 agosto, dopo la scossa più forte, quella di magnitudo 5.1 che ha interessato il Basso Molise, ha ricevuto diversi controlli, con una particolare attrezzatura “by bridge” per le verifiche tecniche, strutturali e visive sui due ponti. “Sul viadotto domani mattina in Prefettura avremo un tavolo con il Prefetto in cui l’Anas comunicherà i risultati delle verifiche – ha spiegato il presidente Toma -. Ad oggi non ho avuto comunicazione di particolare criticità. Spero prima di lunedì in una riapertura“.

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