Migliaia di persone hanno manifestato a Tunisi il 13 agosto in occasione della Festa nazionale della donna. Hanno risposto all’appello dell’Associazione tunisina delle donne democratiche e di varie ong della società civile che chiedevano di scendere in piazza in favore della parità di genere e dei diritti individuali. La manifestazione si è svolta poche ore dopo l’annuncio da parte del presidente tunisino Beji Caid Essebsi di presentare in Parlamento la proposta elaborata dalla Commissione delle libertà individuali e dell’uguaglianza di genere (Colibe) sull’uguaglianza in tema ereditario tra uomini e donne e tra figli legittimi e naturali.

Attualmente la legge tunisina che regola le questioni di successione è ispirata al diritto islamico e prevede che, a pari grado di parentela, gli uomini ereditino il doppio delle donne salvo casi particolari. La nuova legge, se approvata, partirà dalla parità di genere pur garantendo la possibilità di attenersi alla legge islamica per chi lo desidera.

Il 13 agosto non è un giorno qualunque, ma coincide con il 62esimo anniversario dell’entrata in vigore del Codice sullo statuto della persona (Codice di Famiglia) nel 1956: una legge rivoluzionaria per i tempi, in tema di diritti delle donne in un Paese arabo. Quest’anno è intervenuta nel pieno di un aspro dibattito interno, scaturito dalla pubblicazione lo scorso 12 giugno del rapporto dalla Commissione delle libertà individuali e dell’uguaglianza di genere (Colibe) contenente alcune proposte in direzione della parità uomo-donna considerate rivoluzionarie dalla parte più religiosa e conservatrice della società tunisina.

Alla manifestazione del 13, caratterizzata da un clima di entusiasmo, era presente anche l’attivista e direttrice della ong Fanni Raghman Anni, Asma Kaouech, che ha dichiarato all’agenzia Ansa: “Il rapporto della Colibe è un segnale che la rivoluzione tunisina sta riprendendo il suo percorso, quello delle libertà, della democrazia, della laicità anche se questo cammino è ancora pieno di ostacoli”. “Questo rapporto che aspettavo dal 14 gennaio 2011 è una vittoria in sé, una gratitudine ai martiri e i feriti della rivoluzione tunisina” ha detto ancora Kaouech. “Tutta la società internazionale deve sostenere la Tunisia in questo momento storico, proteggere i redattori del rapporto e assicurare il successo del modello tunisino” ha concluso.

Articolo Precedente

‘Ho salvato la mia famiglia portandola lontano’. Siria-Grecia-Francia, la storia di Mosa

next
Articolo Successivo

Perché rappresento la comunità Lgbt+ a Londra? Prima di tutto per dire che si emigra per omofobia

next