“Il nostro trasponder è sempre acceso”. Nick Romaniuk, coordinatore delle operazioni di ricerca e soccorso per SOS Mediterranée a bordo dell’Aquarius, impegnata nel pattugliamento in acque internazionali in zona SAR (Search and Rescue) di fronte alla Libia, spiega a ilfattoquotidiano.it come funziona l’AIS, l’automatic identification system, il sistema automatico di identificazione usato dalle imbarcazioni per la loro identificazione e il loro posizionamento, insieme al LRIT (Long Range Identification and Traffic)  che trasmettere automaticamente le informazioni LRIT “a intervalli di tempo che variano da 15 minuti a 6 ore in base alle disposizioni inviate da remoto dal rispettivo LRIT Data Center”.  In ogni caso “le navi devono trasmettere le informazioni LRIT almeno ogni 6 ore” e “su richiesta del rispettivo LRIT Data Center, anche a seguito di richiesta proveniente da parte di altri LRIT DC”.

“Eccolo qui: è obbligatorio per tutte le navi. Indica all’esterno la nostra posizione e riceve la posizione delle altre imbarcazioni. Ha un raggio di 40-50 miglia al massimo. È sempre acceso ed è registrato. Le informazioni, da qui, vanno in una scatola nera – diciamo come quella degli aerei – che registra tutto. Un’ispezione potrebbe richiedere la verifica del log”. C’è una cronologia, insomma, registrata e che in caso di necessità può essere verificata. 

“Che io sappia, c’è una sola area al mondo in cui il transponder può essere spento: quella del Corno d’Africa. “Tra la Somalia e lo Yemen, il comandante di una nave può, per ragioni di sicurezza, decidere di spegnere l’AIS. Lo deve riaccendere appena abbandona la zona e si trova in un luogo più sicuro, e anche in quel caso deve segnare spegnimento, riaccensione e ragione nel registro ufficiale”, dice Nick. 

E allora perché siti come MarineTraffic e VesselFinder spesso per le navi hanno una posizione aggiornata a molte ore prima, anche per Aquarius? “Fanno riferimento a una stazione di terra che dovrebbe rilevare il nostro segnale – come quello di tutte le imbarcazioni dell’area”, spiega il coordinatore. “In questa zona però, ce n’è solo uno a Misurata, in questo momento a 98 miglia nautiche da noi. Non riesce a vederci come non vede tutte le navi a noi vicine. Ce ne sono altre, di stazioni: ma sono in Tunisia, comunque troppo lontano”. 

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