A pochi giorni dalle dichiarazioni con cui il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha espresso l’intenzione di recarsi in Cirenaica in autunno per incontrarlo, Khalifa Haftar imprime strappo nei rapporti con l’Italia. “Riteniamo che l’ambasciatore italiano” Giuseppe Perronenon sia più gradito alla maggioranza dei cittadini libici e che la politica dell’Italia nei confronti della Libia necessiti di radicali riforma e cambiamento, sulla base del pieno e letterale rispetto dell’accordo di amicizia con la Libia”, ha detto il generale capo delle milizie fedeli al Parlamento di Tobruk, in un’intervista al giornale online Al-Marsad, pubblicata sul sito web.

“Le dichiarazioni fatte dall’ambasciatore italiano”, secondo cui il Paese nordafricano dovrebbe affrontare le elezioni presidenziali previste entro la fine dell’anno solo con una solida base costituzionale e con un’adeguata situazione di sicurezza, frasi interpretate come propense a un rinvio della data, “sono una chiara provocazione al popolo libico e una palese interferenza negli affari interni”, ha detto ancora il generale.

Uno strappo che arriva nel pieno dei preparativi di una Conferenza internazionale sull’andamento della situazione nel Paese nordafricano da ospitare a Roma in autunno: un’occasione di confronto operativo (che avrà lo scopo di ribadire anche la primazia di Roma nella gestione della questione libica a discapito delle mire della Francia) su cui il governo Lega-M5s vuole giocare un ruolo di primo piano, come dimostra anche l’appoggio incassato dal premier Giuseppe Conte sul “dossier Libia” da Donald Trump nel suo recente viaggio a Washington.

Secondo Haftar, “i libici hanno espresso il loro rifiuto” le dichiarazioni di Perrone “e hanno affermato il loro impegno per tenere le elezioni a dicembre, come unica via per uscire dalla crisi attuale. Qualsiasi tentativo di impedire le elezioni è inteso per prolungare la crisi, il protratto stato di divisione e caos e l’aumento delle sofferenze per i libici”. Inoltre, il generale della Cirenaica aggiunge: “Né l’ambasciatore italiano, né qualsiasi altro ufficiale, hanno il diritto di interferire in questa materia, che appartiene solo ai libici”.

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