Un vertice di “due ore burrascose” in Campidoglio. Poi l’uscita di scena. Violenta, rancorosa, ma forse inevitabile. Così Pasquale Cialdini alla fine ha ceduto e si è dimesso dal suo ruolo di presidente di Roma Metropolitane, municipalizzata capitolina fa da stazione appaltante a tutte le opere pubbliche più delicate della città in materia di trasporti (metropolitane, funivie, linee tramviarie, ecc…) e gestisce i contenziosi più difficili con i costruttori, quasi 1 miliardo di euro sommando tutti i ricorsi presentati al Tribunale Civile. Cialdini era stato nominato da Virginia Raggi – su indicazione dell’assessora Linda Meleo – nel dicembre 2016, quando l’indirizzo politico, certificato da una mozione approvata il 29 novembre precedente, era quello di dismettere la società e internalizzare tutti i servizi. Le cose nel corso dei mesi sono però cambiate e nel settembre 2017 il Comune ha approvato una delibera di riorganizzazione delle partecipate, prevedendo per Roma Metropolitane il salvataggio e poi lo scorporo delle attività di progettazione, da far confluire in Roma Servizi per la Mobilità, lasciando all’azienda i compiti di stazione appaltante. A fronte di questo indirizzo, tuttavia, il Campidoglio non ha mai ricapitalizzato l’azienda, non permettendo ai vertici di approvare i bilanci 2015, 2016 e 2017, tutti conclusi con perdite di pochi milioni. E spingendo Cialdini negli ultimi mesi ad arrivare sempre ad un passo dal portare i libri in tribunale, anche in virtù dei decreti ingiuntivi che periodicamente gli arrivano sulla scrivania (gli ultimi dal gruppo Salini, che ha costruito la metro B1, per quasi 20 milioni di euro).

La “bad company” per i contenziosi –  E sono proprio i contenziosi al centro di una situazione ormai divenuta incandescente. Per farsi un’idea, basta leggere il verbale dell’incontro fra Cialdini e le organizzazioni sindacali del 27 luglio scorso, del quale IlFattoQuotidiano.it è venuto in possesso, in cui il presidente dimissionario afferma che “quando il Comune ha ideato il piano dello scorporo ha pensato di creare una buona società e una cattiva società, ovvero una società cuscinetto per i contenziosi”, che dunque, secondo la lettura di Cialdini, possa addossarsi l’onere di rallentare il processo di recupero crediti da parte degli imprenditori evitando ricadute pericolose sui conti capitolini. “Se a questa società riconoscono tutto quello che gli devono – diceva ancora Cialdini – il capitale sociale va in positivo di più di 2.500.000 euro. Perchè il Comune non si muove?”. E ancora: “Se non ci pagano a settembre bloccheremo tutte le attività. Diamogli ancora agosto, ma se non si muovono entro il 5 settembre io una decisione la devo prendere”. Anche perché ci sono ben 3 bilanci non approvati sul groppone. Dunque “tutti gli scenari sono aperti, anche il deposito dei libri societari” e “dobbiamo andare dal giudice (civile, ndr) per farci riconoscere quanto ci debbono dare, è quello che stiamo preparando”. In una email di saluto ai dipendenti, inviata in mattinata, Cialdini ha anche affermato che “tutte le delibere sono state rimandate a dopo che il sottoscritto avesse accettato il loro piano di risanamento, ben diverso dal mio, e avessi firmato la transazione con la quale accettavo una riduzione di circa 5 milioni sui nostri crediti riconosciuti dal giudice in cambio di pronto pagamento da parte del Comune. Non potevo non dimettermi”.

I grandi interrogativi del Campidoglio – Adesso il dossier Roma Metropolitane è nelle mani del d.g. Franco Giampaoletti – anche direttore ad interim del Dipartimento Partecipate – che probabilmente “consiglierà” la sindaca sulla scelta del nuovo amministratore unico. A quanto ha potuto apprendere IlFattoQuotidiano.it da fonti capitoline il piano è effettuare la nomina nel più breve tempo possibile – Cialdini non percepiva stipendio – ottenere la firma della convenzione e ricapitalizzare Roma Metropolitane permettendole di approvare i bilanci rimasti in sospesi. Ma questo basterà? Per ora non ci sono idee chiare su come affrontare la vicenda, la presenza di Roma Metropolitane è indispensabile sia per attenuare i decreti ingiuntivi che arrivano alla spicciolata – e portano a continui debiti fuori bilancio – sia per assorbire i fondi che il Governo Conte ha promesso per la ristrutturazione delle metro A e B e la costruzione della linea C. “Vedremo di volta in volta. Non fasciamoci la testa e restiamo in trincea a combattere colpo su colpo”, allargano le braccia dal Comune. Insomma, la telenovela non è ancora finita.

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