La cifra non è da capogiro. Si tratta di qualche centinaio di euro. Ma sono sempre soldi pubblici che l’Istituto superiore “Piria” di Rosarno doveva spendere in pubblicità nell’ambito di un percorso di “alternanza scuola-lavoro” che rientrava in una convenzione stipulata con il Senato della Repubblica.

In parte lo ha fatto. Ma l’intera pagina pubblicitaria, acquistata sul giornale locale Il Quotidiano del Sud (che doveva servire come resoconto della collaborazione tra gli studenti di Rosarno e “la community di Senato Lab”), in realtà sembra un’arringa della dirigente scolastica Maria Rosaria Russo che – all’interno della pagina a pagamento – senza mai citare il processo nato dall’inchiesta sui fondi elargiti all’associazione antimafia “Riferimenti” (e che la vede imputata per due ipotesi di abuso d’ufficio) utilizza gli stessi temi con cui in questi mesi si è difesa dalle accuse.

Andiamo con ordine. Nella pagina pubblicitaria l’istituto ha fatto inserire anche la foto della sua dirigente abbracciata al ministro dell’Interno Matteo Salvini. Era stata scattata subito dopo le elezioni, nel il giorno in cui l’allora “solo” segretario della Lega si era recato a Rosarno e l’istituto “Piria” gli aveva messo a disposizione l’auditorium per ringraziare i suoi elettori. Tappeti rossi, segnaposto con logo dell’istituto scolastico e bandiere blu con la scritta “Salvini Premier”. “Gentilezze” che in quell’occasione avevano provocato qualche perplessità sull’utilizzo “non didattico” degli ambienti scolastici.

E così la preside Russo non si è limitata a spiegare i dettagli del progetto di “Alternanza scuola-lavoro”, ma dalle colonne “a pagamento” del “Quotidiano del Sud”, ha attaccato tutti quelli che nei mesi scorsi avevano accusato la scuola di essere al servizio della Lega.

A partire dai giornalisti che, a detta della dirigente, devono “evitare di cavalcare l’onda di una distorta informazione artatamente orientata, livida e truccata con l’intento di penalizzare ancora e per l’ennesima volta un’intera comunità”.

Nella Piana di Gioia Tauro – dove c’è la più alta densità mafiosa (certificata dalle inchieste della Dda che proprio ieri ha arrestato 45 persone), il problema sono quindi i giornalisti. A seguire “la criminalizzazione e penalizzazione mediatica a cui viene costantemente sottoposta la città di Rosarno”. E qui la Russo punta il dito contro “alcune notizie finalizzate a delegittimare chi ci governa”, ma, “nel contempo accrescendone il consenso”. Notizie che “minano la credibilità di chi sul territorio spende le proprie energie per offrire ai propri studenti un’opportunità di crescita globale”.

Dopo l’instancabile difesa della scelta di ospitare in una scuola la manifestazione della Lega (“Quale miglior luogo – si domanda la Russo – avrebbe potuto scegliere Salvini per il suo iniziale saluto alla Calabria se non il Piria di Rosarno?”) e archiviata ogni spiegazione della collaborazione sul progetto con “la community di Senato Lab”, è a questo punto che la pubblicità dell’istituto superiore assume il sapore di un’arringa da tribunale. Quantomeno per il riferimento ai “legami parentali che non possono essere annullati, ma dai quali si possono prendere le distanze. Ognuno risponde per le proprie azioni”. La dirigente Russo ha un fratello pentito di ‘ndrangheta e un altro ritenuto vicino ai clan. E così, la nota della scuola si scaglia contro “l’area grigia – si legge – abituata a fare affari e a spartire interessi all’ombra della malapianta criminale”. Così come Come all’indomani della richiesta di rinvio a giudizio formulata nei suoi confronti dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dal pm Sara Amerio, la preside Russo parla dunque di “poteri forti e deviati”. Un concetto già ribadito proprio a Salvini, cui parlò di “logiche fascio-massoniche-comuniste”.

Questa volta, sempre senza fare nomi o fornire spiegazioni più dettagliate, la preside se la prende con “le stanze di compensazione dove siedono esponenti delle istituzioni e degli apparati apparentemente sani dello Stato, gli uomini delle tenebre che decidono, di concerto con la ‘ndrangheta, quando azionare la macchina del fango per frenare qualunque percorso virtuoso”.  Tutti discorsi che poco c’entrano con il percorso di “Alternanza scuola-lavoro” e con il progetto della stesura del disegno di legge “Disposizione in materia di apologia del fascismo” che ha visto impegnati gli studenti dell’Istituto Piria. Ma tanto paga la scuola.

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