M5S e Lega hanno presentato due emendamenti identici all’articolo 6 del Decreto milleproroghe, oggi all’esame della commissione Affari costituzionali del Senato, che puntano a procrastinare all’anno scolastico 2019- 2020 il divieto di accesso ai servizi educativi per l’infanzia e alle scuole per l’infanzia, dei bambini le cui famiglie non presentino la documentazione comprovante l’avvenuta vaccinazione.

Una sorta di diga “giallo-verde” contro la legge Lorenzin, che un anno fa ha reintrodotto l’obbligo vaccinale a scuola, prevedendo in particolare la non ammissibilità a nidi e materne per i bambini da zero a sei anni non in regola. Gli emendamenti all’articolo 6 del Decreto “proroghe”, oggi all’esame della commissione Affari costituzionali del Senato e pronto da domani per l’incardinamento in Aula, sono uguali.

Il primo emendamento reca la firma dei senatori pentastellati Paola Taverna, Pierpaolo Sileri e Maria Domenica Castellone. Il secondo è sottoscritto dai leghisti Silvia Fregolent, Paolo Arrigoni e Daisy Pirovano. Se la modifica dovesse passare, cadrebbe uno dei pilastri della legge Lorenzin, che l’attuale ministra della Salute Giulia Grillo (M5S) ha dichiarato di voler modificare, introducendo un “obbligo flessibile” e tutelando l’accesso a scuola di tutti i bambini e ragazzi, da zero a sedici anni. Il disegno di legge di iniziativa parlamentare con cui si sarebbe dovuto procedere, pero’, è al momento ancora in fase di stesura e molto difficilmente sarà depositato prima della pausa di agosto. Il decreto “proroghe” sarebbe il traghetto ideale per scardinare il criterio della non ammissibilità dei più piccoli, aspettando una legge complessiva di modifica. Il tempo però stringe: a un mese e mezzo dalla riapertura della scuola, la legge di conversione dovrebbe procedere a tappe serrate.

Il sottosegretario alla Salute, Maurizio Fugatti assicura: “Per il prossimo anno scolastico tutti i bambini, compresi quelli sprovvisti di documentazione sulla loro vaccinazione, potranno accedere alle scuole per l’infanzia. L’obbligo slitta al 2019-2020. Una decisione di buon senso per la quale esprimiamo grande soddisfazione”.

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