Sembra proprio che gli italiani (giovani e meno giovani) dovranno fare a meno delle farmacie online che promettono “pozioni miracolose” per superare le disfunzioni erettili maschili. Il ministero della Salute ha infatti adottato, tra le prime volte in assoluto, la misura prevista dall’articolo 142-quinquies del decreto legislativo 24 aprile 2006 n. 219, introdotto dal decreto legislativo 19 febbraio 2014, n. 17, di attuazione della direttiva 2011/62/Ue.

La norma, al fine di impedire l’ingresso di medicinali falsificati nella catena di fornitura legale, consente al ministero della Salute di emanare disposizioni per impedire l’accesso agli indirizzi internet corrispondenti ai siti web individuati come promotori di pratiche illegali ai sensi del decreto stesso da parte degli utenti mediante richieste di connessione alla rete internet provenienti dal territorio italiano. Il ministero ha così deciso di sequestrare con effetto immediato uno dei portali più conosciuti nel settore dei farmaci online, ovvero miafarmaciaonline.com.

I carabinieri del nucleo tutela della salute sono impegnati da questa mattina nella notifica agli Internet service provider italiani del provvedimento di inibizione all’accesso rilasciato dalla Direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico per il sito portale. La norma era stata sino a oggi praticamente disattesa, preferendo gli organi di indagine rivolgersi direttamente alla Procura della Repubblica per effettuare quelle che a tutti gli effetti sono operazioni di polizia giudiziaria.

La particolarità del sequestro odierno è rappresentata dal fatto che ad emetterlo non è stato né un giudice né un’autorità amministrativa indipendente (l’Antitrust, ad esempio, che aveva competenza si questi temi) ma una diretta articolazione di un ministero, ovvero il direttore generale del servizio farmaceutico. Va detto che il provvedimento è stato firmato dal dirigente responsabile il 2 maggio scorso, prima della nomina dell’attuale ministro della Salute Giulia Grillo.

Non si può sapere dunque se il provvedimento sia un caso isolato, se il ministro ne sia a conoscenza oppure se il provvedimento rappresenti un’inversione di tendenza in grado di inaugurare una nuova stagione di “attenzione” amministrativa verso il web, analoga per certi versi a quanto previsto dal decreto dignità per la pubblicità delle attività di gioco su Internet.

L’Italia, con quasi seimila siti web inibiti l’anno nelle materie più disparate – dalla diffamazione alla tutela della privacy, sino alla proprietà intellettuale – si conferma in ogni caso il Paese capofila nel mondo degli interventi di sequestro sul web.

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