Il consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge Milleproroghe, che contiene lo slittamento – con una proroga di 180 giorni – “del termine della piena efficacia della riforma del credito cooperativo”. Le nuove misure riguarderanno anche le banche popolari. “Non solo una proroga per consentire agli operatori di stare al passo con tutti gli adempimenti richiesti anche per le banche popolari – dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – ma siamo anche intervenuti con alcune misure di disciplina che realizzano una riforma della riforma”.

La proroga alle Bcc per i patti di coesione sale a 180 giorni. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria spiega che che lo slittamento è stato deciso “per consentire alle banche di tener conto anche di questa nuova riforma. Penso che gli istituti avrebbero avuto difficoltà per valutare le modifiche in pochi giorni e immaginiamo che attendano la conversione del decreto”. Tra l’altro, aggiunge Tria, “viene rafforzato il mantenimento effettivo del carattere di credito cooperativo” delle Bcc, “il carattere mutualistico di banche strettamente legate al territorio e con una finalità molto specifica. Questa riforma va incontro alle osservazioni raccolte”.

La linea è quella di “restituire più potere alle banche di credito cooperativo, che nel progetto di riforma” precedente “venivano pressoché assorbite nella capogruppo”, afferma ancora Conte. Per il capo del governo con questo decreto viene rafforzata la finalità mutualistica e viene conservato il radicamento nel territorio di questi organismi bancari. Nell’ambito della riforma delle Bcc “le partecipazioni sociali” degli istituti di credito cooperativo nella banca capogruppo “salgono al 60%, i rappresentanti salgono alla metà più due, è prevista consultazione delle banche di credito cooperativo, c’è una maggiore autonomia sul piano delle strategie e delle politiche commerciali“.

Due gli obiettivi della riforma, sostiene il governo: il rafforzamento del patrimonio delle Bcc e la garanzia del carattere mutualistico delle banche di credito cooperativo, del loro carattere localistico. “Secondo noi – dice Tria – mentre la prima finalità era garantita dalla riforma così com’era stata attuata, la seconda presentava dei problemi critici e quindi siamo intervenuti”. Con la riforma sarà innalzata al 60 per cento – dal 50 più uno per cento previsto in precedenza – la quota minima capitale della capogruppo che deve essere detenuta dalle singole Bcc, e la possibilità di ridurre questa soglia di partecipazione al capitale della capogruppo può essere decisa solo da un Dpcm e non su semplice delibera del ministero dell’Economia”, spiega Tria. Inoltre la metà più due dei componenti dei cda del gruppo “dovranno essere espressione delle banche di credito cooperativo aderenti al gruppo”.

Nel decreto Milleproroghe, invece, non c’è la riforma del codice degli appalti: “Abbiamo anticipato un intervento normativo perché riteniamo che la stasi degli ultimi tempi lo richieda, come ha detto anche Cantone. Ci stiamo lavorando, ho costituito un tavolo tecnico presso la presidenza, dove siedono i ministri competenti, tra cui Toninelli e Tria. Intervenire su un codice molto corposo e complesso, non è semplice. Se ci riusciremo presto o dopo la pausa agostana è difficile prevederlo”.

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