Questa è la storia di Lorenzo Perez, un brillante ragazzo di 22 anni proveniente dal nord della Spagna, più precisamente da Vitoria-Gasteiz, capoluogo de facto della comunità autonoma dei Paesi baschi. La sua storia deriva da una scelta, da una presa di consapevolezza e dalla voglia di scoperta che l’ha portato a mettersi in discussione, a sfidare le proprie paure, a uscire dalla zona di comfort per andare a guardare il mondo da vicino e trasformare limiti e difficoltà in spunti di riflessione e crescita.

Alla stregua di molti suoi coetanei, terminata la laurea in psicologia, Lorenzo ha iniziato a cercare occasioni per proseguire la sua formazione, preferibilmente in un contesto internazionale e dove poter acquisire le best practices e ritornare a casa con una bagaglio culturale, professionale e personale più ricco e competitivo sul mercato del lavoro. “Alcuni amici mi avevano parlato delle possibilità di mobilità giovanile legate al programma Erasmus + – racconta – primo fra tutti il Servizio volontario europeo (Sve), un’esperienza di volontariato internazionale completamente finanziata e volta a potenziale l’apprendimento culturale, sociale e linguistico nonché a rendere i giovani protagonisti del cambiamento sociale.

Non senza difficoltà e spulciando le potenziali offerte tra i meandri dei siti istituzionali e delle organizzazioni no-profit, Lorenzo si è ritrovato di fronte alla possibilità di fare domanda per uno Sve di 6 mesi a Bologna, un progetto in grado di conciliare il suo interesse per il mondo digitale e del video-making, unitamente alla sua passione, di stampo più antropologico, per lo studio del comportamento individuale e collettivo nelle differenze socio-culturali.

Il progetto individuato, “I-communities: share online live offline”, avrebbe infatti permesso a Lorenzo di sviluppare campagne sociali per la promozione del volontariato, di partecipare ad azioni concrete di inclusione sociale,apprendimento interculturale e, sopratutto, di implementare un blog creato da ex volontari, con nuove interviste e video di volontari europei in Italia; un’occasione, questa, per comprendere l’importanza di valorizzare la diversità culturale, di analizzarne le difficoltà e le potenzialità di crescita in contesti diversi, uscendo così dal proprio relativismo, ovvero dalla rappresentazione soggettiva e puramente esteriore del mondo con cui tutti facciamo, o dovremmo fare, i conti.

Motivato da questa voglia di cambiamento e dalla possibilità di mettere alla prova la sua stessa capacità di adattamento all’interno di una nuova dimensione culturale, vinto il progetto, Lorenzo è partito alla volta di una delle città italiane più stimolanti al livello associativo e dal forte carattere muticulturale. “C’era una domanda che non riuscivo a smettere di pormi – ci confida – Sarei riuscito a integrarmi, a imparare velocemente la lingua senza rendermi ridicolo agli occhi degli altri, a essere all’altezza delle aspettative del progetto e trovare una mia dimensione? Avevo già fatto brevi esperienze di mobilità all’interno della Spagna, ma cambiare nazione è un’altra cosa”.

Partire significa anche sperimentare ed è proprio nel contatto diretto con la diversità che Lorenzo ha trovato la sua dimensione. I suoi ricordi più belli rimangono, a sua detta, le conversazioni in italiano con gli altri volontari provenienti da tutta Europa – ovvero con lingue e culture diverse dalla sua e da quella di accoglienza – ma allo stesso tempo con ragazzi che hanno vissuto e continuano a vivere le medesime paure, a porsi le stesse domande e a cercare, al pari di Lorenzo, di valorizzare le proprie identità nell’alterità.

“Scegliere di fare un Servizio volontario europeo è stata per me un’esperienza di profonda crescita professionale, ma sopratutto personale. All’inizio avevo un po’ di paura, ma in poco tempo sono riuscito ad ambientarmi. Ho scoperto di essere più coraggioso di quanto pensassi; credevo che avrei sofferto di solitudine e invece mi sono ritrovato con una nuova famiglia dai colori diversi, dalle idee differenti, dalle lingue incomprensibili. Una diversità, questa, che ci ha uniti e ci ha resi più forti”.

Partecipare al progetto Sve ha permesso a questo giovane ragazzo di migliorare le proprie competenze digitali e grafiche, di imparare una nuova lingua, di comprendere il lavoro che fanno le Ong, di partecipare a infoday per stimolare le nuove generazioni a partire con progetti di educazione non formale nel settore della mobilità giovanile e, perché no, a conoscersi un po’ di più.

Oltre a questo, l’esperienza Sve ha aiutato Lorenzo ad ideare un progetto di imprenditoria sociale e turismo esperienziale legato al cibo e in grado di unire la cultura spagnola e quella italiana in una dialettica di condivisione e crescita, dove la cucina nell’era postmoderna e multiculturale, diventa essa stessa strumento primo di integrazione sociale e di dialogo interculturale.

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