di Cristina Re

In Occidente, dalla Seconda guerra mondiale e fino agli anni Settanta del secolo scorso, l’ideologia che ha vinto la battaglia all’interno della società civile diventando egemone è stata quella keynesiana. Dagli anni 80 in poi è invece avvenuto un netto cambiamento con l’affermazione della egemonia neoliberista, sia pure con differenti configurazioni a seconda dei diversi contesti nazionali.

Dapprima in Germania e poi in Europa è stata la variante tedesca “ordoliberista” a vincere il dibattito culturale, così da diffondersi attraverso gli “apparati ideologici di Stato”, diventando senso comune e creando i presupposti per un complesso sistema di controllo. Spesso questo avviene senza percezione da parte della maggioranza della popolazione, tant’è che vi è una grande confusione in merito al suo effettivo contenuto. Nelle prossime pagine, si cercherà di fare chiarezza su questo tema, ricostruendone le idee e il periodo storico nel quale si è affermato.

1. Il momento fondativo del neoliberismo è collocabile al convegno Walter Lippmann tenutosi a Parigi, nel 1938 e in cui parteciparono, tra gli altri, Friedrich von Hayek, Wilhelm Röpke e Alexander Rüstow. Al convegno per la prima volta venne usato il termine “neoliberismo” e questo rappresenta di fatto il primo tentativo di creazione di una vera e propria “Internazionale neoliberista”.

Nove anni dopo, nel 1947, Hayek fondò la Mont Pelérin society con l’obiettivo di darne seguito con un think tank che riunisse tutti gli intellettuali neoliberisti del mondo. La nuova associazione diventerà il baluardo del neoliberismo agendo nell’accademia, nei media e nel business allo scopo di inserire membri e simpatizzanti in ruoli chiave, sia politici che economici, e divenendo famosa grazie anche agli otto premi Nobel assegnati ai suoi membri (tra i quali Milton Friedman e lo stesso Hayek).

La volontà di incidere soprattutto sul cambiamento di lungo periodo ha portato i neoliberisti a combinare produzioni di élite con scritture popolari, analisi teoriche con semplificazioni populiste, produzioni di libri di testo e creazioni di diversi istituti e organismi internazionali, come l’Institute of economic affairs (Iea) e il Forum economico mondiale che si svolge ogni anno a Davos in Svizzera.

All’interno dell’internazionale neoliberista si devono tuttavia distinguere due tendenze: quella neo-austriaca di Hayek e von Mises e quella tedesca dell’ordoliberismo. Comunque, secondo il pensiero dello storico e filosofo Philip Mirowski, dal punto di vista della storia della scienza economica l’ideologia ordoliberista e quella neo-austriaca possono essere entrambe assegnate a ciò che egli ha chiamato un unico “pensiero collettivo neoliberista”.

L’avversione al socialismo e al collettivismo, la libertà individuale e la libera concorrenza sono il comune denominatore, essendo loro obiettivo primario quello di costruire un “ordine di concorrenza” fondato sul meccanismo dei prezzi. Si può vedere una sostanziale equivalenza tra il concetto di funzione segnaletica del sistema dei prezzi di cui parla Walter Eucken e il concetto di concorrenza come “processo di scoperta” sviluppato da Hayek: per entrambi i prezzi sono il “principio ordinatore” del mercato.

Ambedue riconoscono che era in corso, a partire dalla fine del XIX secolo, una crisi del capitalismo che aveva provocato un riorientamento dell’azione dello Stato verso politiche redistributive, di ammortizzazione sociale, di pianificazione e di protezionismo. Queste politiche venivano percepite come un passo verso una collettivizzazione dell’economia e quindi, per ostacolarne la tendenza, si doveva contrapporre una nuova ideologia che riprendesse il pensiero liberista del XVIII e XIX secolo.

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