“Quando hai un tumore ti vendi pure le mutande. Oltre alle cure che ricevi, pagate per fortuna dallo Stato, ci sono mille spese collaterali. Con questo taglio non potrò più avere l’assistenza, che fino a oggi mi pagavo io, come tutti i cittadini sia ben chiaro. Ma io ho seguito le leggi e, così come tanti altri, non ho pensato a crearmi delle garanzie alternative”. A dirlo, in un’intervista al Corriere di Bologna, è Franco Grillini, storica guida dell’ArciGay ed ex parlamentare Ds, che ha annunciato che sarà tra coloro che ricorreranno in tribunale contro il taglio dei vitalizi varato dalla Camera. Il suo nome è associato a tante battaglie politiche e suo è il merito di aver portato i diritti degli omosessuali alle Camere. Un impegno politico che ora rivendica: “In Parlamento ho lavorato come un matto, sempre presente in commissione, non so nemmeno quante leggi ho contribuito a scrivere” ha detto.

Qualche anno fa, Grillini è stato colpito da un mieloma multiplo. Per lui è previsto un taglio del vitalizio del 47 per cento che porterà gli attuali 4.725 euro lordi a 2.486 euro. “Passerò il tempo che mi resta a fare ricorsi, che potranno durare anche dieci anni. Chissà se ci arriverò” ha rivendicato, spiegando come “questa vicenda sarebbe stata risolta dalla biologia. Tanti ex parlamentari hanno tra i 70 e i 90 anni. Potevano farli morire in pace, anche perché ai tempi le leggi erano quelle. Ora questa riduzione drastica rischia di buttare tante persone nell’indigenza“.

In molti gli esprimono solidarietà: Pier Ferdinando Casini, Roberta Pinotti, Piero Fassino e Gennaro Migliore che si appella al presidente Roberto Fico affinché si faccia una deroga per l’ex deputato bolognese. Mentre si distingue Maurizio Ronconi – altro ex, centrista, cui verrà tagliato il vitalizio – che alla solidarietà affianca una puntualizzazione al vetriolo: “Ok l’intervento, ma la Camera non è la Caritas né la San Vincenzo”.

Una deroga, tuttavia, secondo quanto si apprende, sarebbe possibile visto che, per come è formulato il documento, al “netto della propaganda” che se ne sta facendo, la valutazione sul taglio dovrebbe essere fatta “caso per caso”. Ma è sui nodi tecnici che si rischia di “naufragare” visto che, come si osserva in Forza Italia, le delibere dovrebbero “trasformarsi in centinaia di singoli provvedimenti” di natura amministrativa che “potranno tranquillamente essere oggetto di ricorso” e perché “né i parlamentari, né eventuali familiari possono considerarsi dipendenti della Camera” e “come tali non sono soggetti al regime di autodichia” che metterebbe al riparo dai ricorsi. Quindi, si è reso “necessario” chiedere il parere al Consiglio di Stato e audire il presidente dell’Inps per far luce su molti aspetti non chiari come quello dei risparmi che “resterebbero congelati in attesa delle decisioni sui preannunciati ricorsi”. Il che significa che “alla Camera è forte il dubbio sulla loro fondatezza”.

A questo si aggiunga che nel caso in cui vengano usati per compensare le pensioni minime diventerebbero “un intervento di fiscalità generale” e come tale “in contrasto con l’art.23 della Costituzione (“Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge”). E che l’Avvocatura dello Stato si è già offerta di “assistere legalmente i componenti dell’ufficio di presidenza” della Camera in caso di denunce.

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