di Giulio Scarantino

Damien Rice sui piedi dell’Etna per la prima tappa del suo Wood water wind tour, incanta con un live autentico. In contro tendenza con l’era degli effetti speciali, degli arrangiamenti ricercati, il poeta con la sua sola chitarra mostra la forza della voce.

Fa il suo ingresso nella penombra, solo una piccola luce lo precede. Vestiti che non richiamano l’attenzione e una chitarra consumata. In punta di piedi inizia con una sussurrata Delicate: si allontana pian piano dal microfono per creare un naturale effetto di dissolvenza, per poi superare le barriere del palco e avvicinarsi al pubblico. Canta e suona al buio, privo non solo di luce ma anche di amplificazione artificiale. Con soltanto l’architettura dell’anfiteatro e il vento a facilitare la diffusione della sua voce, che arriva diretta e viva.

L’inizio è epifanico: la sinergia con il pubblico è ciò che rende ogni live autentico e irripetibile, così come questo. Tutto si svolge con un rapporto senza filtri, con lo spettatore che diventa prima amico e consigliere quando chiede il prossimo pezzo da suonare, per poi diventare addirittura strumento di accompagnamento in Vulcano. L’artista sfrutta in pieno non solo il pubblico e la location, ma anche la sua voce. Mostrando capacità invidiabili, imita gli strumenti che non ci sono, sostituisce i coristi assenti e in Eskimo la sua presenza riempie letteralmente lo spazio circostante.

Less is more” diceva il genio Ludwig Mies van der Rohe, per spiegare il principio che ha rivoluzionato l’architettura moderna: così forse avrebbe detto per descrivere il concerto del cantautore irlandese nella piccola bomboniera della Sicilia (l’anfiteatro Falcone e Borsellino di Zafferana Etnea). Il luogo, le poche luci, sembrano scelti di proposito per ridurre al minimo qualsiasi forma di distrazione dalla voce, dagli stati d’animo e dalle parole pronunciate dall’artista.

La musica si fa quasi istinto primordiale, come primordiale è l’idea di tour messa su da Damien Rice: in viaggio spostandosi da una tappa all’altra con unavecchia barca a vela in legno per esibirsi e cantare, senza scaletta, “quel che si sente”. Il tour continua passando per Caserta e Ostia, per poi arrivare in Spagna. Un tour definito autentico anche dallo stesso artista che ha annunciato così l’inizio della sua traversata: “Questo tour, viaggiando di concerto in concerto su un’antica barca a vela in legno, è come un sogno che è stato tenuto sotto un polveroso coperchio per più di 10 anni. Tutto questo ipnotico e affascinante moto di vele, corde e onde mi fanno sentire come trasportato dagli elementi sulla schiena di una creatura marina gigante e mitologica. E’ un posto in cui mi sento profondamente vulnerabile, e al tempo stesso immensamente libero”.

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