Un detenuto è stato giustiziato la sera del 17 luglio in Texas per omicidio. Il condannato aveva  ucciso nel 2004 Hasmukhbhai Patela, il proprietario di un discount durante un tentativo di rapina. L’afroamericano Christopher Young è l’ottavo prigioniero messo a morte quest’anno nello stato Usa. Il condannato aveva 21 anni quando commise il crimine avvenuto dopo aver fatto uso di alcool e cocaina. Young era stato arrestato e portato in giudizio all’inizio del 2006 ed era stato condannato per omicidio capitale. La pena di morte venne decisa dalla giuria in quanto era probabile per la corte che l’uomo potesse commettere nuovi atti di violenza criminale se gli fosse permesso di vivere, una motivazione che in Texas giustifica la pena di morte.

Questa decisione è stata, negli anni, duramente criticata dal figlio di Hasmukhbhai Patela che aveva richiesto la clemenza per la vittima: per Young era stata lanciata anche una petizione di clemenza al Board of Pardons and Paroles (BPP). La vita da detenuto di Young smentiva infatti la previsione della pericolosità sociale sostenuta dalla giuria. Anche i compagni di prigionia di Young si erano mossi in suo favore firmando delle dichiarazioni in cui sottolineavano l’influenza positiva sulle loro vite: il condannato aveva infatti disinnescato delle tensioni tra loro e aiutato i detenuti con disabilità mentali. Young, prima dell’omicidio, aveva avuto una esistenza complicata: da piccolo aveva perso il padre ucciso a colpi d’arma da fuoco, perdita che lo aveva traumatizzato. A questo si era aggiunto lo choc per lo stupro di sua sorella da parte del patrigno quando aveva nove anni. Da adolescente si era poi unito a una banda di malviventi.

Un neuropsicologo ha concluso nel 2014 che, a causa di questi traumi infantili, il condannato avesse maturato un complesso disturbo da stress post-traumatico. Il BPP quindi aveva chiesto un atto di clemenza al Governatore il 13 luglio in cui erano contenuti i messaggi delle due figlie del detenuto. La più giovane di loro aveva scritto: “Mio padre è stato nel braccio della morte da quando avevo tre mesi. Non abbiamo una relazione familiare normale a causa di quanto ha fatto, ma abbiamo una relazione fantastica, ha fatto delle brutte cose, ma lo amo, e non conosco la persona che ha fatto quelle cose. Sapere che mio padre ha un mese da vivere fa piangere, vorrei ringraziare tutti coloro che stanno cercando di aiutare mio padre “. Amnesty International aveva lanciato una petizione per opporsi all’esecuzione chiedendo che la sua condanna a morte fosse commutata, l’associazione aveva messo in evidenza il ciclo di violenza in cui era cresciuto e gli sforzi positivi portati avanti da Young durante il suo percorso di detenzione.

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