L’accordo siglato dalla sindaca di Monfalcone con due istituti della città per fissare alla scuola dell’infanzia il tetto massimo di presenza non italiana al 45% escludendo di fatto 60 bambini, finisce sul tavolo della procura e nell’aula di palazzo Madama creando imbarazzo nella maggioranza. A fare un esposto è la Flc Cgil che invita dirigenti scolastici e i consigli di istituto, a cui la legge attribuisce il compito di individuare i criteri di ammissione, a ignorare indicazioni di questo tenore.

A sollevare il caso in parlamento, invece, sono le opposizioni. La senatrice Tatjana Rojc del Pd ha presentato un’interrogazione urgente ai ministri dell’Istruzione, Marco Bussetti, e della Famiglia, Lorenzo Fontana, per chiedere se in questa convenzione non vi siano “palesi violazioni degli articoli due e tre della Costituzione”, e quali iniziative si intendano assumere “affinché sia assicurato a tutti i bambini il diritto allo studio e alla formazione, evitando un possibile trauma di una discriminazione precoce e, al contrario, offerta l’opportunità di una armoniosa e progressiva integrazione”.

A darle manforte è anche Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali, ricordando che lo stesso Bussetti “ha preso le distanze dall’iniziativa della sindaca leghista di Monfalcone”. In viale Trastevere nessuno in realtà ha preso una posizione ferma e decisa.  Bussetti intervenendo ieri mattina a Radio Uno ha detto: “Mi sono informato con gli uffici provinciali i quali hanno dato la possibilità di attivare due classi in più e comunque siamo sulla soglia in percentuale della norma richiesta. Mi sono attivato ieri per evitare episodi del genere. L’inclusione è uno degli obiettivi della scuola per noi”.

Altri i toni del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che  sul suo profilo facebook ha scritto: “Bravo il sindaco (leghista) di Monfalcone, occorre rispettare un limite massimo di bimbi stranieri per classe”. A sposare le parole di Salvini c’è anche il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, secondo il quale con le classi ghetto si fa “l’opposto rispetto a quanto chi si riempie la bocca di integrazione vuole fare”. E ieri la stessa sindaca usando i metodi del suo “capitano” ha postato sul suo profilo un video dove ribadisce la sua scelta: “Avere classi con il 99% di alunni non italafoni è ghettizzare i bambini. Abbiamo dato delle risposte in termini di qualità dell’offerta formativa stabilendo che una delle basi di partenza non poteva che essere un riequilibrio dei numeri che erano a sfavore dei bambini italiani. Abbiamo dimezzato la fuga” delle famiglie di Monfalcone che non iscrivevano più i figli in città.

Sul fronte opposto si è fatto sentire il sindacato. Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil spiega: “La nostra condanna è netta: episodi come questi alimentano il progetto di una Scuola al di fuori della Costituzione, di una scuola della paura, della scuola della solitudine, dove non c’è confronto, non c’è crescita, ci sono solo discriminazione ed ignoranza. Non è sufficiente da parte del ministro affermare a mezzo stampa che gli uffici scolastici regionali e territoriali competenti non ne erano al corrente: è un atto vergognoso che coinvolge due dirigenti scolastici nella loro funzione di rappresentanti territoriali dell’amministrazione scolastica. Per questo chiederemo chiarimenti al ministro stesso auspicando che quello di Monfalcone sia solo un deplorevole sbaglio da correggere immediatamente”.

Articolo Precedente

Monfalcone, apartheid in salsa italiana

next
Articolo Successivo

Scuola, via struttura Palazzo Chigi per l’edilizia. Associazioni: “E’ stato punto di riferimento”. Ministero: “Resta priorità”

next