I romani potranno continuare a parcheggiare selvaggiamente ancora per diversi mesi le loro auto, senza rischiare (se non in casi di estrema gravità) l’intervento del carro-attrezzi. Il Campidoglio ha sospeso il tanto atteso bando per l’affidamento esterno del servizio rimozione auto, pubblicato il 31 maggio scorso. La nuova gara era arrivata a tre anni di distanza dallo stop ordinato (nel 2015) dal Comando generale della Polizia Locale per presunte violazioni in materia fiscale da parte di due singole ditte aderenti al Consorzio Laziale Traffico. Per ora, dunque, rimarranno in azione solo i (pochi) mezzi messi a disposizione della Prefettura dai depositi giudiziari.

La sospensione è dovuta a una serie di rilievi contabili e formali, relativi in particolare a interpretazioni “controverse” rispetto ai capitolati e ai requisiti partecipativi, prontamente posti dagli operatori economici interessati a partecipare. Le osservazioni sono state prese in considerazione dagli uffici, come dimostra la nota interna 2018/19992 del 6 luglio scorso fornita dal Dipartimento Razionalizzazione per la Spesa, che ha dunque deciso di bloccare l’iter. “Con successivo avviso – si legge sul comunicato pubblicato stamane sull’Albo Pretorio capitolino – verrà data comunicazione delle rettifiche effettuate e del nuovo termine di ricezione delle offerte”. Tradotto: tutto da rifare.

Si legge in particolare nel quesito n.1, fra quelli posti dagli operatori: “Nel disciplinare di gara si rileva che nel paragrafo relativo al requisito di capacità economica e finanziaria viene specificato che il settore di attività ritenuto analogo a quello oggetto di gara è il servizio di gestione di una piattaforma aggregatrice web finalizzata alla rimozione, custodia, restituzione di veicoli rimossi sul territorio di Roma Capitale, che però non identifica un settore analogo bensì è una ripetizione del servizio oggetto di gara”. Un possibile errore formale, dunque, che fa il paio con un altro rilievo contabile, relative all’assenza di specifiche rispetto ai costi dei singoli operatori che eseguono la rimozione e le aree adibite a deposito. “Crediamo che il bando sia stato scritto bene, ma abbiamo preferito fermarci per esserne sicuri al 100 per cento”, minimizzano fonti informali del Campidoglio a IlFattoQuotidiano.it. “Abbiamo aspettato tanto – spiegano le stesse fonti – tardare di qualche mese non comporterà un grave danno per la città”.

Già, perché il bando appena sospeso è in realtà frutto di una discussione infinita all’interno della maggioranza capitolina durata oltre un anno. Agli inizi del 2017, infatti, l’assessora alla Mobilità, Linda Meleo, aveva comunicato l’intenzione di affidare il servizio ad Atac, che sin da subito ha avuto serie difficoltà – a causa della gravissima situazione debitoria in cui si trova – anche solo ad immaginare la gestione in house di un ulteriore servizio. Nel settembre 2017, la scelta per la società capitolina di passare per il concordato preventivo ha “di fatto annullato tutto quanto immaginato nei mesi precedenti, mettendo dei paletti su quanto Atac può o non può fare”.

Si è dunque immaginato un mega-appalto da 5 milioni di euro annue, con la divisione della città in quattro aree e circa 60mila rimozioni l’anno, da avviare entro l’estate del 2018, gara in realtà mai nemmeno abbozzata. Alla fine, la scelta di tornare “all’antica”, ovvero abbassare di quasi la metà (circa 35mila) le rimozioni necessarie e ridurre da 4 anni a 2 anni e 4 mesi la durata dell’appalto, per complessivi 3,5 milioni, possibilmente con un unico operatore e l’attivazione di un canale telefonico dedicato. Da valutare, al di là delle rassicurazioni provenienti dagli uffici, se questa ennesima sospensione porterà solo delle “correzioni” o costringerà a rivedere – ancora una volta – tutto l’impianto.

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