Neppure il tempo di iniziare che l’assemblea del Pd per scegliere il nuovo segretario in Sardegna è già finita, con reciproche accuse, liti e urla. Dopo una lunga procedura di identificazione dei partecipati aventi diritto di voto, con spintoni e duri faccia a faccia tra l’area di Renato Soru da una parte e i Popolari-riformisti di Fadda-Cabras dall’altra, la presidente dell’assemblea Laura Pulga ha annunciato la mancanza del numero legale e ha sciolto la riunione. Servivano 81 presenti, 78 invece quelli contati dalla presidente. Diversi i soriani che non hanno firmato. Il vice presidente dell’assemblea Dino Pusceddu ha quindi chiesto ai presenti di votare per una seconda verifica, “visto che la presidente – ha chiarito – è quasi scappata con i fogli di firma, un fatto che non ci consente di fare una verifica puntuale del numero legale”. La strada per la ricerca di un nuovo leader in Sardegna è ora tutta in salita e non si esclude il commissariamento dai parte dei vertici romani del partito.

“Il numero legale non è stato raggiunto e quindi l’assemblea si è dovuta sciogliere, ma oggi non è un giorno normale era il trentesimo giorno dalle dimissioni del segretario Cucca e se entro 30 giorni non si elegge il nuovo segretario si rimette la palla al partito nazionale che nomina un commissario e al più presto si fa il nuovo congresso. Quindi da oggi parte il processo congressuale delle primarie”. Così all’Ansa l’eurodeputato Renato Soru, commentando quanto accaduto all’assemblea regionale del Pd, con una rissa quasi sfiorata – che ha visto Soru tra i protagonisti – e polemiche sulla verifica del numero legale.

“Certo lo spettacolo di oggi non è stato edificante – ammette l’ex governatore – non si capisce per quale motivo questi vecchi dirigenti del Pd hanno così paura di dare la parola agli elettori, simpatizzanti e militanti del partito. Non si capisce per quale motivo qualunque cosa succeda anche davanti a un crollo, anche davanti a un distacco dall’opinione pubblica, anche davanti a dei mutamenti culturali importanti in Italia, in Sardegna l’unica cosa che conta è continuare a controllare questo partito. Penso, invece, che alla fine ci sia una base solida di tante persone che vogliono fare politica, che guardano alla politica con rispetto e che magari sono stanchi ed anche estremamente amareggiati, come di fatto lo sono anch’io, ma che vogliono continuare a guardare la politica fuori dalle tribù, fuori dagli schemi di potere e fuori dalle cristallizzazioni del passato”. Soru auspica che la giornata di oggi, dove è risultata “evidente la frattura”, possa essere anche il momento di “ripartenza con persone nuove, senza padroni di questo partito perché questo non è un partito padronale è un partito che appartiene a chi lo vota”.
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