Ekkarat Wongsookchan, 14 anni, scrive a sua madre: “Ti aiuterò a fare shopping ogni giorno una volta libero”. “Fa un po’ freddo, ma non preoccupatevi. E non scordatevi della mia festa di compleanno“, dice Duangphet Promthep, 13enne. Più nostalgico Adul Sam-on, 14 anni: “Mi mancate tutti. Voglio tornare a casa“. I nuvoloni carichi di pioggia incombono e nella grotta inizia a scarseggiare l’ossigeno: i 12 ragazzi ed il loro allenatore intrappolati da due settimane nella grotta Tham Luang in Thailandia vanno tirati fuori, il prima possibile. C’è una finestra di appena 3-4 giorni per salvarli, riferiscono le autorità thailandesi, che ora si concentreranno sulle precauzioni da prendere per ridurre i rischi dell’operazione di salvataggio, fino a quando le piogge intense o la crescente tossicità dell’aria all’interna della grotta non li costringeranno ad agire. “Le condizioni sono ora le più favorevoli”, ha detto il governatore della provincia di Chang Rai, Narongsak Osotthanakorn.

Venerdì, dopo la morte di uno dei sommozzatori e l’accantonamento dell’ipotesi di far uscire i ragazzi facendoli immergere tra i cunicoli sommersi d’acqua, era stata tentata la strada di costruire un tunnel alternativo ma il tentativo di trivellazione è fallito. Più di 100 camini vengono scavati nella montagna nel tentativo di raggiungere la squadra di calcio giovanile. “Alcuni sono profondi 400 metri, ma ancora non hanno trovato la loro posizione”, ha detto il capo della missione di salvataggio, aggiungendo che non si dispone della tecnologia “per individuare dove si trovino”. In soccorso è arrivato anche un ingegnere thailandese che lavora per l’imprenditore statunitense Elon Musk – proprietario di aziende tecnologiche innovative come Tesla e Space X – impegnato anche lui a perlustrare l’esterno della grotta Tham Luang, nella speranza di trovare un varco nella roccia dove poter scavare per raggiungere i 12 giovani calciatori intrappolati con il loro allenatore.

La mancanza di ossigeno e la stanchezza per l’estenuante percorso hanno ridotto il numero di soccorritori che fanno la spola, ma almeno quattro persone sono sempre con il gruppo. Il problema è che la posa del tubo per rifornire di ossigeno i 12 ragazzi non ha ancora raggiunto il punto dove sono bloccati. Il gruppo ha però comunque accesso a ossigeno supplementare grazie a delle piccole bombole trasportate dai soccorritori dei Navy Seal. Venerdì era stato riportato che il livello dell’ossigeno nell’aria è sceso sotto il 15 per cento, una soglia considerata già rischiosa per la salute ma non ancora critica.

Il gruppo non può comunicare con l’esterno, ma alcuni brevi messaggi da loro scritti sono stati diffusi sulla pagina Facebook dei Navy Seals thailandesi. Innanzitutto quello dell’allenatore, 25 anni e orfano di madre e padre, che ha voluto chiedere scusa per aver portato la sua squadra nella grotta: “Voglio scusarmi con i genitori – scrive il tecnico – In questo momento tutti i bambini stanno bene, i soccorritori si stanno prendendo cura di me e prometto che io mi prenderò cura dei bambini nel miglior modo possibile. Grazie – conclude – per tutto il supporto che ci state offrendo”.

“Tutti i genitori chiedono gentilmente a Ek – il soprannome dell’allenatore – di prendersi cura dei ragazzi. Non devi sentirti in colpa, non siamo arrabbiati con te. Ti capiamo e vogliamo che tu sappia che hai il nostro sostegno morale”, ha scritto una madre. In un’altra lettera, un padre ha scritto al figlio di dire all’allenatore di non essere triste. “Digli che non si preoccupi. Tua madre non ce l’ha con lui”, si legge nel testo. Diversi Navy Seal che hanno trascorso del tempo con i 13 intrappolati avevano riportato che l’allenatore mostrava segni di depressione ed era il più debilitato del gruppo, anche perché aveva rinunciato a mangiare dando la sua parte ai ragazzi.

Anche i ragazzi hanno scritto alle famiglie. “Non preoccupatevi per me, i Navy Seal si stanno prendendo cura di noi”, dice Panumat Saengdee, 13 anni. “Fa un po’ freddo, ma non preoccupatevi. E non scordatevi della mia festa di compleanno”, scrive Duangphet Promthep, anche lui 13enne. Più nostalgico Adul Sam-on, 14 anni: “Mi mancate tutti. Voglio tornare a casa”. Altri ragazzi hanno invece richieste sul cibo che desiderano mangiare una volta tornati in superficie, come pollo fritto e carne alla griglia. Poi c’è il messaggio di Ekkarat: “Mamma, ti aiuterò a fare shopping ogni giorno una volta libero”.

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