Odio i maestrini e le maestrine. Categoria affollatissima oggi, nell’era del governo del Cambiamento. Chi sono? Quelli che apprezzano Matteo Salvini, ne parlano come di un grande stratega, un Napoleone della politica e sono pronti a giustificarlo. Su tutto. Dall’uso spietato del dramma dei migranti ai fondi della Lega. Pensate, Salvini dice che quei 49 milioni che la magistratura sta faticosamente cercando in tutti gli anfratti della contabilità del partito di Pontida, non ci sono più. Spariti. Spesi. Il bottino è svanito. C’è una sentenza della Cassazione e Teo (molti maestrini chiamano così il loro leader) parla di “processo politico.

Come un Berlusconi dei tempi d’oro. Eppure è ministro dell’Interno, capo della sicurezza degli italiani, garante del rispetto della legge. Ma i maestrini, e le maestrine, sorvolano. Perché loro sono impegnati ad impartire lezioncine alla sinistra. Avete perso perché…, se continuate così sparirete…, ormai la sinistra non c’è più. E via blaterando. Il bello è che maestrini (e maestrine) hanno bisogno di una loro particolare sinistra per tirare avanti. Sempre quella.

Renzi, Boschi, Rosato, Orfini, Picierno, sono manna caduta dal cielo, sono i perdenti, gli sconfitti. Facili da attaccare e da dileggiare. Si prestano per come sono, per quello che hanno fatto quando erano il potere, e per quello che non fanno oggi. Sono questi i volti che furoreggiano nei sempre più stanchi talk tv e sulle paginate di politica dei quotidiani. Altra sinistra non c’è, non esiste, non va cercata. Troppo faticoso. Certo, oltre il Pd si agita una marea di sigle, perennemente in lotta tra di loro. Piccoli uomini che vestono goffamente i panni di rivoluzionari da teatrino, non c’è un pensiero nuovo e dirompente, sui grandi temi di questi anni.

Ma la sinistra c’è, esiste ed è viva. Un prete che porta il Vangelo in zone dove mafia, camorra o ‘ndrangheta sono  padroni della vita degli uomini, è sinistra. Un sindaco che quotidianamente realizza l’integrazione tra uomini e donne con la pelle di un altro colore, è sinistra. Un sindacalista che lotta contro la chiusura di una fabbrica, un supermercato, un qualsiasi luogo di lavoro, è sinistra. Ragazzi e ragazze che si oppongono alla costruzione di un’opera pubblica inutile che devasterà il loro territorio, sono sinistra.

Chi nei centri sociali (obiettivo prossimo del ruspista Salvini) organizza scuole pomeridiane per italiani e stranieri, corsi di musica e lingue, è sinistra. Un giovane attivista dalla pelle nera e dall’italiano impeccabile che ti sbatte in faccia la dura realtà dello sfruttamento, è sinistra. Sono volti, storie, saperi che si sono accumulati, competenze su temi specifici, che i maestrini (e le maestrine) ignorano. Troppo faticoso cercarli in giro per l’Italia. Troppo complicato raccontarli. Meglio le lady like, i Lotti. L’usato sicuro ed eternamente perdente

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