Contratto di governo sì, ma subordinatamente alla tenuta dei conti pubblici: non si tratta di “continuità” ma di “ovvio pensiero sano di chi dice che non si possono far saltare i conti”. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato ha confermato la sua linea, snocciolando i capisaldi del suo programma per le casse del Paese. In cui non solo la patrimoniale (“non è in discussione nel governo e non sono personalmente favorevole”) non trova spazio, ma neppure vengono esaltate come la panacea di tutti i mali misure straordinarie una tantum previste dal patto gialloverde. Ovvero sanatorie e pacificazioni fiscali di vario genere che “non possono coprire programmi di spesa pluriennali, questi non si possono coprire con una tantum”, anche se “certamente un’una tantum può consentire di avviare programmi più lunghi”. Rinnovato realismo anche per la cosiddetta flat tax: la priorità per il calo delle tasse andrà “ai redditi minori e medi. Sembra contraddire la flat tax, ma la discussione è come ci si arriva, l’idea è che bisogna partire oggi”, ma che l’obiettivo “è di legislatura. Non si rinvia, va trovato il cronoprogramma per l’applicazione progressiva di una forma di flat tax”, ha ribadito il ministro.

Anche perché all’orizzonte si intravedono già i “rischi di una moderata revisione al ribasso per la previsione di crescita 2018“. E se da una parte non sarà necessario adottare “alcuna misura correttiva in corso d’anno”, dall’altra a Bruxelles è già stato aperto un tavolo sugli obiettivi per il 2019 fissati dal Documento di economia e finanza firmato dal predecessore di Tria. “Abbiamo avviato un dialogo con la Commissione europea nell’intento di fissare un obiettivo di deficit più coerente con l’obiettivo del governo di favorire crescita e occupazione“, ha spiegato il ministro definendo il target indicato nel Def troppo “drastico“. Il governo, aggiunge il ministro “si applicherà per ottenere dalle autorità europee e da questo Parlamento lo spazio necessario per attuare i punti del governo”.  In ogni caso il pareggio di bilancio può attendere: “gli obiettivi di medio termine dovranno un po’ slittare, perché dobbiamo portare a termine il contratto di governo e perché non è il momento di fare manovre troppo pesanti e restrittive” visto il previsto “rallentamento della crescita”. Con l’impegno di “ridurre progressivamente la pressione fiscale“, ha aggiunto Tria.

 di Manolo Lanaro

Il ministro ha quindi annunciato che saranno create tre task force su welfare, fisco e investimenti pubblici. “Le tre priorità”, ha spiegato, “sono inclusione sociale e politiche attive per il lavoro con particolare enfasi su lotta alla povertà e re-inserimento nel mondo del lavoro”. E poi “riforma delle imposte dirette con l’obiettivo prioritario di ridurre gradualmente il carico sui redditi bassi e medi e la piccola impresa”. Infine “rilancio degli investimenti pubblici non solo tramite maggiori risorse di bilancio ma andando a rimuovere ostacoli burocratici e debolezze organizzative che li hanno frenati negli ultimi anni”.

La task force sul welfare farà “una due diligence sulla spesa per le politiche di welfare in vista degli obiettivi di riforma, per raccogliere gli indispensabili elementi informativi per poter studiare soluzioni allo scopo, assicurare un reddito dignitoso a chi è temporaneamente in stato di disoccupazione o che per vari motivi ha difficoltà a entrare, l’ho già detto più volte condizione, è essenziale per consentire in un quadro di stabilità sociale i necessari processi di innovazione tecnologica e ristrutturazione produttiva”. Ruolo “centrale in questa strategia lo avrà il reddito di cittadinanza“, misura che non sarà “assistenziale”.

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