Si erano iscritti a scienze dell’educazione sognando di avere un posto in un nido ma la loro prospettiva occupazionale rischia di sfumare a causa di un Decreto legislativo (65/2017) che prevede l’accesso ai servizi per la prima infanzia solo ai laureati con un indirizzo specifico per la formazione dei bambini. Stiamo parlando di oltre cinquanta mila giovani che chiedono un intervento immediato al nuovo Governo per avere chiarezza sul loro futuro. Una risposta che a viale Trastevere promettono presto: “La questione – spiegano i vertici del ministero dell’Istruzione – è sulla scrivania del ministro. Una volta chiusa la questione dei diplomati magistrali sarà presa in considerazione anche questa istanza”. Il Capo di Gabinetto ha già chiesto un approfondimento al dipartimento che si è occupato del Decreto 65/2017 e entro l’estate potrebbe arrivare una soluzione.

Da settimane il Coordinamento Universitario “Link” sta organizzando riunioni a Milano “Bicocca”, all’ “Aldo Moro” di Bari, all’Università del Salento, alla “Sapienza” di Roma, a Genova e a Firenze, e ora hanno deciso di passare ad una mail-bombing nei confronti del nuovo ministro Marco Bussetti. Intanto hanno già raccolto sette mila firme in poche ore con una petizione. La prima richiesta tutela chi si è iscritto nel 2017: “Il decreto è retroattivo, restano esclusi dai servizi per la prima infanzia migliaia di studenti che avevano e hanno scelto il corso di laurea in scienze dell’educazione proprio per poter svolgere questa professione. Chiediamo che venga eliminata la retroattività della norma, e cioè che tutti i laureati immatricolatisi fino all’anno scolastico 2017-18 incluso abbiano accesso ai posti di educatori nei servizi per l’infanzia, e che l’indirizzo specifico sia richiesto solo per chi si immatricolerà a partire dal 2018- 19”.

Una seconda richiesta formulata nella petizione sollecita il nuovo inquilino del Miur a mettere la firma su un provvedimento che il Governo precedente avrebbe dovuto fare entro 90 giorni dal Decreto 65/2017: “Poiché non sono ancora stati definiti i requisiti che l’indirizzo infanzia dovrà avere, chiediamo che questi vengano stabiliti e resi noti al più presto, per consentire alle università di adeguare l’offerta formativa per il 2018/19 e ai futuri studenti di operare una scelta consapevole”.

Chi sta seguendo in primis la questione è Andrea Torti, coordinatore nazionale di Link: “Abbiamo chiesto un’interlocuzione con il sottosegretario Lorenzo Fioramonti ma non abbiamo avuto alcuna risposta. A questo punto abbiamo deciso di passare ad un’azione nei confronti del ministro Bussetti che deve fare al più presto chiarezza su una vicenda che riguarda tutti coloro che si sono laureati dopo il maggio 2017, tutti gli iscritti al primo, secondo e terzo anno e i fuori corso. Quando si sono iscritti pensavano di poter andare a lavorare anche al nido ma ad oggi dovranno integrare il loro corsi di studi con una formazione che ancora non conoscono quale dovrà essere”.

Torti ha una visione a lungo raggio: “E’ inaccettabile che in questo Paese l’Europa ci indichi degli obiettivi chiari sull’infanzia ma ci sono ancora Regioni in Italia che garantiscono solo al 2% delle donne dei posti per i loro figli al nido. Lo Stato deve investire affinché il nido abbia un ruolo nella nostra società. Il percorso di scienze dell’educazione ha pochi sbocchi, il nido è una delle maggiori ambizioni di chi sceglie questo percorso di studi”.

Articolo Precedente

Scuola, per migliorarla non servono riforme. La differenza la fa chi ci lavora

next
Articolo Successivo

Ragazzo autistico si diploma in una scuola del Casertano: insegnanti in lacrime dopo il suo discorso

next